La Regione esce dal Centro Agroalimentare di Guidonia

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Prosegue l’opera di dimissioni delle partecipazioni societarie  voluta dalla giunta Zingaretti , che dopo la decisione di liquidare la società per i servizi ecologici e ambientali Lazioambiente completamente di proprietà della Regione, si appresta a vendere le quote di minoranza in altre società non direttamente di interesse pubblico. L’assessora al bilancio Alessandra Sartore assicura che l’operazione in corso non viene effettuata solo nell’intento di fare cassa ma in ottemperanza alla legge Madia che obbliga le amministrazioni locali a disfarsi di quote azionarie che non riguardano società che non erogano servizi pubblici essenziali. Stessa  sorte al comune di Roma che ha ben altro malloppo da smaltire con le sue 30 partecipate. 

Così  la Regione Lazio esce dalla compagine societaria di Aeroporti di Roma, dove detiene la modestissima quota   dell’1,3% da cui spera di ricavare a fine d’asta 48.500.000 euro. Stessa  sorte per le quote di Car Scpa (il centro agroalimentare di Guidonia), Centrale del Latte Spa e Tecnoborsa Scpa e la società consortile senza fini di lucro che si occupa di regolazione e trasparenza del mercato immobiliare italiano. Del Car  la Regione possiede il 26,79% e intende spuntare almeno  14.500.000 euro. Per quanto riguarda la Centrale del Latte, la Regione detiene l’1,71%, per un valore fissato come base d’asta di 2.200.000 euro, da Tecnoborsa non ci si attende più di 20.000.  Alla Cristoforo Colombo l’obiettivo è quello di incassare complessivamente 65.220.000 euro. 

Operazione sacrosanta e peraltro imposta da una legge dello stato, ma (perché c’è sempre un ma) qualcuno fa notare che questa stessa legge  riguarda  società molto piccole o in perdita. E il CAR, ad esempio non apparterrebbe a questa categoria avendo chiuso  il bilancio in utile per cinque anni consecutivi. Senza contare che il  decreto mille proroghe ha spostato al 30 maggio il termine per sviluppare un piano (parliamo di piano e non di asta) previsto dalla Legge Madia. E’ proprio la dismissione della quote del Centro Agroalimentare di Guidonia che suscita delle perplessità per una scelta di natura politica che non corrisponde alla situazione di altri paesi europei   come Francia in Spagna in Regno Unito e in Germania che considerano i mercati all’ ingrosso infrastrutture strategiche a cui le regioni partecipano al capitale e alla governance. Per di più, almeno per ora In Italia,  nessuna regione ha deciso di uscire dal capitale di questi mercati all’ingrosso.

Personalmente non abbiamo mai nascosto la nostra simpatia per le operazioni di dismissione che liberano le amministrazioni pubbliche dalla zavorra , ma quando un settore è produttivo e profittevole, oltre che strategico,  le ragioni della scelta possono suscitare perplessità. In una recente intervista il presidente presidente del Centro ha sottolineato che oggi il Car  è uno dei pochi poli produttivi in crescita della città di Roma ,con oltre 3000 addetti è secondo solo all’aeroporto e ad Acea. Nel car operano oltre 300 aziende agricole del territorio, assicurando  la sicurezza degli alimenti con controlli continui e svolti a propria cura e spese, a tutela dei consumatori . Per non parlare del controllo e trasparenza sulla legalità per questi centri spesso oggetto di appetiti mafiosi.

Sondando un po gli umori che circolano al Car dopo questa decisione della giunta ci si fa notare che categorie, operatori e dirigenza non sarebbero stati convocati e consultati prima di questa decisione e senza mettere indubbio le affermazioni della Sartore pare proprio, almeno per il Centro Agroalimentare, che la Regione debba far cassa. Il che è buono e giusto fino a quando risulta pure conveniente. Altrimenti…..

Giuliano Longo

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