Raffaele Marra, che sino ad oggi si è avvalso della facoltà di non rispondere agli inquirenti, non può lasciare il carcere perché “il pericolo di recidivanza non appare in nulla attenuato, risultando allo stato concreto e attuale, nonché di notevole intensità”. Con questa motivazione che il gip Maria Paola Tomaselli ha respinto la richiesta della difesa di revoca o di modifica dell’ordinanza di custodia cautelare emessa il 16 dicembre scorso nei confronti dell’ex capo del Personale al Campidoglio, ritenuto funzionario competente e di assoluta fiducia da Virginia Raggi.
Il giudice ha così accolto il parere negativo della Procura, prendendo atto che “l’amministrazione capitolina, a seguito dell’emissione del provvedimento cautelare nei confronti di Marra, ha preso le distanze da questi sia a livello mediatico con le dichiarazioni rese dal sindaco Raggi, sia sostituendolo nell’incarico sino ad allora ricoperto”. Nella sostanza pesa che la Raggi abbia mollato Marra, a suo tempo sodale dei quattro amici al bar con Frongia e Romeo, senza esitazioni. Inoltre pesano le dichiarazioni del costruttore Sergio Scarpellini rese nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti ai pm che “hanno la natura di una vera e propria chiamata in correità che ha confermato l’impianto accusatorio, già di estremo significato”.
Quindi dalla ricostruzione dei fatti operata nell’ordinanza “emerge in maniera chiara, da un canto, la disinvoltura con la quale Marra era solito avanzare le sue richieste e con la quale faceva mercimonio della sua funzione e, dall’altro, come la determinazione dell’imprenditore di accoglierne le istanze fosse motivata dalla posizione di potere da questi rivestita e dalla capacità di influenzare le scelte della pubblica amministrazione ad essa connessa”.
Il processo per l’immobiliarista e il ‘servitore dello stato’ come fu definito da fonte grillina, è stato fissato per il 25 maggio prossimo, davanti ai giudici della seconda sezione del Tribunale di Roma. La vicenda in cui sono coinvolti i due imputati è quella dei 370mila euro dati da Scarpellini (attualmente agli arresti domiciliari), all’ex braccio destro della sindaca Virginia Raggi (detenuto a Regina Coeli) per l’acquisto di un appartamento nella zona dei Prati Fiscali. Per l’accusa, quel gentile omaggio di Scarpellini, era finalizzato all’ottenimento di favori considerando la posizione occupata da Marra in Campidoglio che all’epoca era direttore al dipartimento Casa e Patrimonio. La procura aveva chiesto per i due il giudizio immediato, ritenendo che gli elementi raccolti in questi mesi siano sufficienti per sostenere il dibattimento. Il Gip ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del pm Barbara Zuini con il risultato che viene saltata l’udienza preliminare e si va direttamente a processo.
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