Raffaele Marra deve restare in carcere. A sostenerlo e’ stato il Procuratore generale di Cassazione Roberto Aniello, chiedendo ai giudici della sesta sezione penale della Suprema Corte di rigettare il ricorso presentato dalla difesa dell’ex braccio destro del sindaco di Roma Virginia Raggi. Marra, ex capo del personale in Campidoglio, è detenuto nel carcere di Regina Coeli dal 16 dicembre scorso perché accusato di corruzione in concorso con l’imprenditore Sergio Scarpellini. La decisione dei giudici di Cassazione e’ attesa tra stasera e domani.
Al centro della vicenda, che risale al 2013, il versamento di una somma pari a 367mila euro, proveniente da conti personali di Scarpellini, che sarebbe stata utilizzata da Marra per acquistare un appartamento in via dei Prati fiscali, poi intestato alla moglie. Il processo per tali fatti iniziera’ il 25 maggio: il gip ha infatti accolto la richiesta di giudizio immediato presentata dalla Procura di Roma. Presente all’udienza a porte chiuse svolta oggi in Cassazione l’avvocato Francesco Scacchi, difensore di Raffaele Marra, ha presentato il ricorso con il quale impugna l’ordinanza dei Riesame che, il 4 gennaio scorso che confermò il carcere per l’ex capo del personale del Campidoglio. La motivazionale ricorso della difesa di Marra scrive di “non autonoma valutazione del giudice” delle indagini preliminari. L’ordinanza di custodia in carcere nei confronti di Marra dello scorso dicembre sarebbe, secondo il penalista, un “copia e incolla” della richiesta di misura cautelare presentata dai pm” e
in quanto tale “non conforme alla legge”. In sostanza il giudice avrebbe “recepito” acriticamente la richiesta di arresto. Marra è stato rinviato a giudizio con rito immediato e l’udienza e’ fissata per il prossimo maggio, ma poiché il ricorso in Cassazione è stato presentato prima del rinvio a giudizio, i supremi giudici non possono tenere conto della fissazione dell’udienza per valutare la cessazione delle esigenze di custodia cautelare.