Renzi “espugna” Roma titolava stamane qualche agenzia di stampa, e non senza ragione, per un risultato che si allinea al 60% dei consensi conquistato fra gli iscritti al Pd che nelle precedenti primarie del 2013 videro invece la vittoria di Cuperlo. Oggi nella Capitale, dove il Pd da due anni è commissariato dal presidente del partito Matteo Orfini, l’ex presidente del consiglio vince con il 62,33% (4.868 voti degli iscritti al partito) Andrea Orlando prende il 33,85% dei voti (2.644) e la mozione di Michele Emiliano si attesta al 3,8% (297 voti). Con una partecipazione più alta rispetto alla media nazionale perché su 11.004 aventi diritto, hanno votato in 7.809, pari al 70,96%. mentre a livello nazionale hanno votato 266.726, pari al 59,29% dei 449.852.
SONDAGGI E PERCENTUALI
Piccoli numeri, se volete, ma comunque un macigno rispetto alle poche centinaia di voti che designano parlamentari e amministratori dei 5stelle che smanettano sulla piattaforma di Casaleggio junior. I sondaggi, in ogni caso, danno analogo risultato anche per le prossime primarie del Pd “aperte” del 30 aprile, cui teoricamente entrerà di tutto, sia da destra che di sinistra, con effetto zero sull’esito finale di un voto che sicuramente premierà Matteo Renzi. Almeno dai sondaggi, quegli stessi che comunque vedono per le elezioni, quelle politiche vere, il Pd attestarsi in una forbice fra il 25 e il 28% con i 5stelle oltre il 30%.
LA TRAVE NELL’OCCHIO DELLA SINISTRA
Ma torniamo a casa nostra. Il risultato della Capitale ricalca in qualche modo quanto è successo in tutto il Lazio dove Orlando, sostenuto dal Presidente Zingaretti, si piazza a un modesto secondo posto, mentre i renziani (della prima, della seconda e della terza ora) esultano. Peccato che il Lazio, allineandosi con le regioni meridionali, sia stata la regione dove il No al referendum costituzionale ha vinto con il 63% (60% nella Capitale), mentre Roma se l’è bevuta Virginia Raggi con una percentuale analoga al ballottaggio dell’estate scorsa. Che cosa ci sia da esultare non è dato sapere. A meno che nel Pd ci si chiuda in una logica autoreferenziale per la quale si gode solo della vittoria di una fazione sull’altra ignorando la trave che rischia di sfondare l’occhio alla sinistra tutta alle prossime comunali e alle regionali del 2018.
NESSUN AVVERSARIO CREDIBILE
A voler fare i politologi della domenica si potrebbe anche affermare che un aiutino ai renziani sia venuto dagli scissionisti dell’Mdp che non a caso vengono invitati dall’etereo Cuperlo a votare per Orlando alle primarie aperte. Come se da Speranza e compagni, improvvisatisi kamikaze, potesse venire il ribaltone a una vittoria dell’ex premier che ormai ha in mano un Partito in assenza di avversari credibili.
LA “GLASSA” SINISTRA-SINISTRA
Se poi i sondaggi attribuiscono all’Mdp un modesto 4% è ancora tutto da vedere se la galassia (o glassa?) della sinistra sinistra, dal dubbioso Pisapia a Sinistra Italiana più frattaglie varie, riesca a raggranellare quell’8-9% che fu già vanto del partito di Bertinotti e ancor prima dello scomparso Cossutta. Obiettivo affatto trascurabile, paragonabile a quello della Linke tedesca erede di comunisti e della sinistra socialdemocratica. Partito che in ogni caso non soffre dei livelli di litigiosità che contraddistinguono il pulviscolo di sigle e movimenti di casa nostra. Aggregabili forse solo dalla forza organizzata della Cgil o della Fiom che non vedrebbero male un Labour de noantri.
I CONVITATI DI PIETRA
Si alzino i calici dei vincenti a Roma e nel Lazio nell’attesa di una futura sbronza in allegria con il risultato delle primarie “aperte”. Se non fosse che al banchetto della politica, non solo regionale e capitolina, siedono i convitati di pietra grillini e di un centro destra. Pronto quest’ultimo ad aggregarsi sotto una lista civica (magari capeggiata dal sindaco di Amatrice Pirozzi), per acchiapparsi la maggioranza alla Pisana l’anno prossimo. Se poi il Pd sino alla fine di aprile sarà impegnato alla svolta epocale delle primarie, resta da capire come le residue forze militanti e soprattutto i “maggiorenti” dei territori, si vadano organizzando per evitare il disastro alle comunali dello scorso anno dove la sinistra finì per per perdere comuni importanti e baluardi storici come Genzano (tanto per rimanere dalle parti nostre).
LE LISTE DEGLI SCISSIONISTI
Ci giunge voce che anche gli scissionisti stiano organizzando liste proprie che nei comuni dove avverrà il ballottaggio, potrebbero confluire nelle liste più o meno civiche legate al Pd, non senza un doveroso regolamento di conti fra amici e compagni.
CONTA DEI VOTI E TIFO SPORTIVO
Quindi, lo ripetiamo, rebus sic stantibus è davvero così produttivo il gioire per la sconfitta di Zingaretti o Bettini, fingendo che il ruvido Orfini abbia risanato il partito romano o i “maggiorenti” locali abbiano portato Renzi al successo peraltro previsto? Oppure sarebbe stato meglio fare un congresso “vero” partecipato nella discussione di cose reali e non fondato su su una conta di fatto più simile al tifo sportivo che non alla serietà di un partito di governo? Anzi, dell’unico partito di governo dove ancora si dovrebbe poter discutere?
Già, illazioni, nostalgie, vecchiume ideologico fuori tempo, un tempo in cui i partiti sono morti, le ideologie sono morte e (parafrasando Woody Allen) c’è anche chi non si sente tanto bene.
Giuliano Longo