Il problema dei rifiuti di Roma sta diventando una questione nazionale per la quale è intervenuto anche Matteo Renzi che oggi porta le magliette gialle dei volontari per ripulire la Capitale. Non si placa la polemica fra Virginia Raggi e Nicola Zingaretti con un rimpallo di responsabilità fra Comune e Regione. L’assessora Montanari ha proposto il suo “piano rifiuti zero” che sembra non tener conto dell’emergenza attuale, con un obiettivo del 70% di raccolta differenziata al 2021. Per la complessità e l’intreccio di queste difficoltà che appaiono insormontabili, abbiamo voluto conoscere l’opinione di Estella Marino che dal 2013 al 2015 è stata assessora con Ignazio Marino per le politiche ambientali.
Dottoressa Marino l’avv. Cerroni, re della monnezza romana per i decenni in cui ha offerto i suoi servizi di smaltimento alla città, nel corso dell’ultima udienza al suo processo ha ribadito che i guai di Roma sono iniziati con la chiusura della discarica di Malagotta.
Ritengo sbagliata la stessa affermazione dell’avvocato Cerroni, i guai sono infatti iniziati quando ci si è dovuti attenere all’obbligo (di legge) di trattare tutti i rifiuti indifferenziati prima dell’invio a discarica. Obbligo a cui Roma adempie, giustamente, dall’aprile 2013. Il “collo di bottiglia” della filiera di trattamento sono i TMB che selezionano, triturano e stabilizzano, e che producono CDR che va agli inceneritori e i FOS e residui che vanno in discarica. Il problema è sui Tmb tanto che usiamo anche quelli fuori Roma e dopo la nostra gara anche l’impianto in Austria che è valorizzazione termica e non discarica. Oggi inoltre si ha qualche problema con i termovalorizzatori del Nord quando vanno in manutenzione, ma certo non sono le discariche il segmento che crea il problema anche se su una discarica di servizio si può ragionare.
Dopo la chiusura di Malgrotta gli impianti di Rocca Cencia presentavano già difficoltà tant’è che la sua giunta decise di acquistare (o noleggiare) quel tritovagliatore mobile che oggi la Raggi vorrebbe allocare nei pressi di Ostia. Era una misura sufficiente?
Proprio per affrontare i momenti di picco di produzione dell’indifferenziata, o la rottura di qualche impianto TMB mettemmo in campo alcune soluzioni. Una di medio periodo: il nuovo modello di raccolta differenziata, perché aumentando la differenziata sarebbe ovviamente diminuita l’indifferenziata e quindi la pressione sugli impianti Tmb che andavano in crisi. Poi per le emergenze, il tritovagliatore mobile, già posizionato nel sito di Rocca Cencia e autorizzato per quel sito lì, quindi oggi bastava l’ordinanza della Sindaca per farlo partire quindi non ha molto senso perdere tempo nello spostamento in altro sito se non per le promesse elettorali. Altro elemento, la gara per portare fuori una parte di rifiuti indifferenziati che fu bandita dalla nostra amministrazione, ma non ne abbiamo potuto usufruire perché non ancora conclusa quando cadde Marino, mentre oggi è attiva. Infine la necessità che gli impianti lavorino 7 giorni su 7 su cui si stava lavorando in azienda nel confronto con i sindacati.
L’Ama intendeva realizzare un eco-distretto per farne seguire almeno altri due, secondo lei perché l’Amministrazione 5stelle ha respinto questa ipotesi?
L’ecodistretto non è altro che l’insieme degli impianti per il trattamento delle frazioni della raccolta differenziata quindi impianti di compostaggio, selezionatori di plastica, carta, metallo e vetro per inviarli alle industrie del riciclo. Almeno a parole l’Amministrazione Cinque stelle non è contraria a questi impianti che sono ovviamente quelli necessari con l’aumento della differenziata, però credo che anche qui il problema sia stato il luogo, sempre lo stabilimento di Rocca Cencia. Questi impianti sarebbero stati di Ama, perché noi credevamo nello sviluppo industriale dell’azienda nell’impiantistica di settore, a meno che la nuova Amministrazione non preferisca farli fare ai privati.
La Regione da tempo pone il problema di una discarica di servizio dei rifiuti trattati in attesa che gli impianti di Rocca Cencia e quelli di Cerroni a Malagrotta vengano resi pienamente efficienti. Ma quali altri impianti dovrebbero venir realizzati a breve per non ricadere nell’emergenza?
Certo discarica e TMB non sono in alternativa, in discarica vanno a finire i residui del trattamento dei TMB. I TMB sono il vero anello debole, ma col tritovagliatore di emergenza e la gara verso l’estero non ci dovrebbero essere problemi, basta usarli. Il vero dramma oggi è la mancanza di impianti di compostaggio per trattare l’umido, perché più dell’80% di quello che Roma produce viene trattato in impianti al Nord. Per questo motivo il primo impianto progettato per l’ecodistretto era un impianto di compostaggio che poteva garantire anche il ritorno economico.
C’è un filo conduttore che passa dalla precedente Amministrazione sino alla Regione per finire all’Amministrazione Raggi, che è il no secco ad altri impianti di termovalorizzazione. Le sembra una posizione ancora valida mentre si mandano a bruciare a costi elevati al Nord e all’estero i rifiuti di Roma?
Sugli inceneritori la Regione ha detto che non ne servono di nuovi e bastano quelli di Colleferro e San Vittore per trattare le quantità di CDR che vanno diminuendo per l’aumento della differenziata avviata da Marino. A Roma siamo al 43% di differenziata e abbiamo tolto circa 100.000 tonn/anno dall’incenerimento. I rifiuti si mandano agli inceneritori del Nord con gara, quindi sono comunque prezzi di mercato, 138,5 euro/ tonnellata rispetto ai 140 che si pagano per il conferimento ai TMB di Co.la.ri. Quindi non è vera la questione dei prezzi più alti. Non a caso il governo Renzi ha istituito nel 2014 l’ATO unico nazionale per utilizzare gli impianti esistenti se “scarichi” per l’aumento della differenziata. Sarà comunque per Roma una fase temporanea perché con l’aumento della differenziata questo tipo di impianti serviranno sempre meno.
L’ex assessora Muraro accusa il movimento 5Stelle di improvvisazione e incompetenza, lei non ritiene che tale accusa possa anche venir rivolta alle precedenti Amministrazioni?
Se per precedenti parla della nostra Amministrazione, abbiamo messo in campo in due anni e mezzo: un piano industriale di Ama serio e con gli investimenti; un piano economico-finanziario a 15 anni certificato da società esterna che è alla base del nuovo affidamento del servizio; le soluzioni tampone per le emergenze di cui ho parlato prima (compresa una ferrea turnazione delle ferie durante i ponti); un tavolo con i Municipi per individuare le aree delle isole ecologiche, ad oggi le aree uscite da quel tavolo sono le uniche reali. Una delibera dell’anagrafe dei rifiuti (per la prima volta i dati sono sul sito di Roma Capitale) e una delibera “verso rifiuti zero” dove già ci sono gli obiettivi di raccolta differenziata per il 2020, tutte delibere, votate in aula, che impegnano l’amministrazione, non post su fb. Abbiamo fatto una serie infinita di azioni all’interno dell’azienda per bonificare il campo e ripristinare le regole, che ha portato numerose denunce in procura e solo nel 2015 a 40 milioni di risparmio. Direi che proprio non c’è storia.
Infine una domanda, se vuole assurda, lei cosa farebbe oggi se fosse al posto dell’assessora Montanari?
Ovviamente io continuerei nel percorso che stavamo facendo, ma oggi le condizioni politiche sono diverse e non credo che l’assessora potrà ad esempio fare un discorso concreto sugli impianti. La domanda non è assurda se l’obiettivo è il bene della città. Consiglio di guardare in modo oggettivo a quanto fatto dalla precedente amministrazione, utilizzare tutti gli strumenti che abbiamo lasciato, mettere alla guida dell’Ama un management stabile e preparato. Andare avanti con l’estensione della differenziata ma senza spot perché Roma ha quasi tre milioni di abitanti e ci sono voluti tre anni per estendere il Porta a porta al primo milione. E infine affrontare la questione impiantistica di Ama, anche se pare che il nuovo piano industriale l’abbia fortemente ridimensionata.
Giuliano Longo