Decine le vittime degli usurai, costretti a fronte di ingenti prestiti di denaro contante a corrispondere tassi di interesse mensili fino al 20%, subendo, in caso di inadempimento, gravi minacce, intimidazioni e ritorsioni anche con il ricorso alla violenza (le indagini hanno documentato, tra l’altro, un caso di accoltellamento). I reati contestati sono associazione a delinquere, usura, estorsione, abusivismo finanziario, reimpiego di capitali illeciti, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e accesso abusivo a sistemi informatici. In molti casi le condotte risultano aggravate dal metodo mafioso, considerata la forza intimidatrice esercitata e lo stato di assoggettamento (spesso degenerato in terrore) provocato nelle vittime. Terrore che veniva indotto anche “spendendo” il nome di un noto boss.
Le indagini, condotte dagli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria della Capitale, hanno avuto inizio nel 2013, a seguito della denuncia sporta dalla vittima di reiterate estorsioni, connesse a prestiti usurari. In tale contesto, e’ emerso fin da subito l’illecito rapporto tra un affermato imprenditore romano e due pluripregiudicati di origine campana, da tempo trasferitisi a Roma: un vero e proprio sodalizio criminale contiguo con ambienti malavitosi di stampo camorristico e ‘ndraghetista. Il sodalizio criminale aveva la capacita’ di reclutare noti pregiudicati.
Per mascherare i proventi dell’usura, il gruppo aveva creato tre societa’ con sede a Roma, operanti nel settore del commercio di autovetture e nella compravendita immobiliare, nonche’ un’ulteriore societa’ svizzera, da considerarsi la “cassaforte” del gruppo, alla quale attribuivano la titolarita’ di immobili ubicati a Roma, gia’ offerti in garanzia per i prestiti a tassi usurari e successivamente acquisiti. Sono state sequestrate proprio le concessionarie di auto ma anche immobili e due barche, e sono in corso 75 perquisizioni, con l’impiego di oltre 300 Finanzieri a Roma, Napoli, Milano e Potenza.