Covava da tempo la polemica fra il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi e la Regione sulla rimozione delle macerie, a suo avviso gravemente in ritardo e tale da ipotecare la ripresa economica e sociale nelle aree terremotate. E ieri Pirozzi è sbottato parlando d una radio privata sino al punto di chiedere le dimissioni dell’assessore regionale all’ambiente Mauro Buschini.
Dichiarazioni critiche che non devono essere suonate bene alla Cristoforo Colombo, soprattutto a poche ore dai ballottaggi dove il Pd si va giocando partite importanti, come a Guidonia. Così dopo qualche ora la Regione si è fatta viva con un comunicato a firma dell’ufficio stampa con il quale si precisava che martedì prossimo verrà aggiudicata una gara per l’importo di 400mila euro, mentre per un’ulteriore gara da 4 milioni di euro si è in attesa del via libera dell’Anac.
“Aspettando Cantone” la nota ricordava che si sta procedendo con le demolizioni programmate, un passaggio obbligato per procedere alla rimozione, mentre sono state già rimosse al 100% 93mila tonnellate di macerie su “area Pubblica” con un le investimento di 5,4 milioni di euro. Infine, procede la nota “sono state inoltre già aggiudicate otto gare per la rimozione delle macerie e una per la bonifica dell’amianto, mentre in altri due casi si è proceduto con affidamenti diretti”.
Certo procedure complesse, trasparenza delle gare e tante altre complicazioni burocratiche ma resta il fatto che a distanza di 10 mesi ad Amatrice restano da rimuovere 1 milione e 170 mila tonnellate di macerie, contro le 93mila, come riporta il comunicato della Regione, rimosse dalle vie pubbliche. A rallentare le procedure è la burocrazia tanto che per richiedere le casette, la cui consegna non è ancora ultimata, occorrono ben 11 passaggi. Per la ristrutturazione del proprio immobile, occorre prima il sopralluogo, poi compilare schede e incartamenti in attesa dell’approvazione della richiesta che rischia di arrivare oltre il termine ultimo fissato al 31 luglio 2017.
Recentemente per tutte le aree terremotate si è posto anche il problema della esenzione dalla tassa di successione per gli eredi, spesso, si badi bene, su abitazioni completamente distrutte, tanto che il commissario del governo per le aree terremotate, Vasco Errani, ha dovuto assicurare in fretta e furia che “nel primo provvedimento utile in Parlamento, il governo farà un emendamento per definire con chiarezza che nessun cittadino terremotato dovrà pagare alcunché per la tassa di successione“.
Anche in questo caso Pirozzi era intervenuto il giorno prima affermando “È impensabile che si debba pagare una tassa su un bene frutto dei sacrifici di intere famiglie e che oggi, peraltro, non esiste più”. Anche perché ”oggi quelle proprietà sono macerie, e oltre ai lutti, al dolore, alle tante difficoltà, queste persone si troveranno di fronte anche questo scoglio“. Insomma una situazione kafkiana nonostante i precedenti dei terremotati de L’Aquila che quella esenzione avevano ottenuto quasi immediatamente.
Certamente il problema non riguarda solo Amatrice tanto che nei giorni scorsi il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, aveva chiesto un incontro urgente con Gentiloni per uno “sforzo corale” delle istituzioni per affrontare i “ritardi nella realizzazione delle soluzioni abitative di emergenza e nella rimozione delle macerie” in una situazione in cui “non aiuta non poter disporre di uffici regionali per la ricostruzione capaci di fornire riscontri in tempi certi“.
Giuliano Longo