Comune di Roma, l’arresto del dirigente Tancredi punta di un iceberg di corruzione

Il 40% per cento dei dirigenti comunali (90 su 170) risultano coinvolti in vari procedimenti

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Che Virginia Raggi sottoscrivesse un protocollo con il presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone, per la vigilanza e la legalità, era abbastanza scontato, in fondo analogo protocollo lo aveva già sottoscritto tempo fa il governatore Zingaretti per la Regione.

Meno scontato, agli occhi dell’opinione pubblica, è che il 40% per cento dei dirigenti comunali (90 su 170) risultino coinvolti in vari procedimenti. Solo nell’ultimo periodo sarebbero arrivati 10 avvisi di garanzia ad altrettanti dirigenti per fatti avvenuti 4-5 anni fa, spesso collegati a Mafia Capitale, il cui processo arriva oggi a sentenza di primo grado. 

Fra questi emblematico è il caso di Fabio Tancredi nominato nel 2009 da Gianni Alemanno e proveniente dal ministero dell’Ambiente, è stato posto ai domiciliari  due gironi fa con l’accusa di aver truccato gli appalti per la cura del verde urbano della Capitale. I fatti contestati nell’operazione “Christmas Tree” risalgono al dicembre 2012. In quel periodo il funzionario era direttore del X Dipartimento Tutela Ambientale e del Verde – Protezione Civile di Roma Capitale e nell’indagine risultano coinvolte altre 23 persone, tra imprenditori, altri dirigenti e dipendenti pubblici indiziati di reati di turbativa d’asta e falso ideologico. 

Tanto potere, tante grane perché Tancredi risultò anche indagato per abuso d’ufficio nell’inchiesta sul sistema rifiuti che aveva portato all’arresto del re della ‘monnezza’ Manlio Cerroni. Allora l’ex direttore del X dipartimento avrebbe ’’sanato’ con la sua firma gli scavi per la realizzazione della discarica a Monti dell’Ortaccio, prorogando in seconda battuta  sino al 2016, una determina che autorizzava l’attività estrattiva per soli tre anni. 

Ma non finisce qui perché nel dicembre del 2016 Tancredi viene coinvolto nella maxi-inchiesta di Mafia Capitale quando, dopo aver chiuso la terza tranche di indagine,  la Procura chiese altri 24 rinvii a giudizio per corruzione a seguito di episodi avvenuti il 2011 e il 2014. Per di più il nome Tancredi risultava associato a quello di Turella, il funzionario del Servizio Giardini nella cui abitazione a i Ros trovarono oltre 500mila euro in contanti. Secondo l’accusa i due  nel febbraio del 2013 avrebbero conferito a Buzzi i lavori di manutenzione per le ville storiche con un tempismo spetto.  

Come se non bastasse Tancredi compare nelle nostre cronache della nostra testata nel maggio del 2012 quando l’allora consigliere del II Municipio, Massimo Inches, presentò un esposto alla Procura sulla situazione delle giostre nei parchi pubblici, settore che successivamente, nel 2015, passò nelle competenze del dott. Serra autore di quel rapporto del luglio 2015 sui Punti Verdi Qualità che dimostrò i livelli di un disastro da noi denunciato sin dal 2011. 

Inches, dopo l’accesso agli atti, scopriva che l’assegnazione per l’occupazione del suolo pubblico dei giostrai, oltre a essere di competenza dei Municipi e non del Direttore del Dipartimento, sarebbe dovuto avvenire mediante un bando pubblico e non con affidamento diretto. Anche perché ben sei delle aree assegnate non erano previste tra le aree disponibili, mentre quelle di piazza Mancini e piazza Meucci potevano essere affidate, sempre con bando pubblico solo per un periodo massimo di 90 giorni.

La determina fu inizialmente firmata dall’allora direttore Giuntarelli, revocata dal suo successore Vallorosi e rinnovata nuovamente nel 2012 da Tancredi che gli era succeduto a sua volta, con una successione di atti contraddittori che lasciava sempre sullo sfondo il problema della liceità concessioni.

Della sorte di Tancredi non sappiamo, ma ci si chiede come verrà affrontato il problema delle altre decine di funzionari indagati. Fu lo stesso assessore alla Legalità della giunta Marino, il magistrato Alfonso Sabella a spiegare che tutti i dirigenti indagati per Mafia Capitale erano al loro posto di lavoro, ad eccezione ovviamente di quelli in carcere o agli arresti domiciliari; tutti comunque retribuiti dalla collettività. Sconsolato allora sbottò che «…così non si può andare avanti. E lo dico da Giudice…»  

Giuliano Longo

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