Cerveteri e l’Accoglienza: Sprar, la scelta giusta?

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di Alberto Sava

In premessa ringraziamo il Centro Studi Oltre”, di questo prezioso contributo che apre il dibattito nella società civile di Cerveteri sul tema dei Migranti in questo Comune. Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo primo contributo al Forum: Articolo 10 – Costituzione Italiana: “lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione Italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”. Ecco cosa dice la Costituzione Italiana, la più bella del mondo, che è stata recentemente così ben difesa da un voto eclatante. Lo studio per argomentare su quanto avviene nel mediterraneo non può che partire da questo articolo 10.

La Voce di martedì, 3 ottobre, pubblica alcuni articoli ove indipendentemente dai titoli si affronta il problema dell’accoglienza e su cui il Centro studi OLTRE vuol portare un piccolo e incompleto contributo. Accoglienza vista come un male (basta fare i buonisti!), accoglienza come una scelta virtuosa (meglio 20 che mille), accoglienza come gestione delle risorse (prima si dissetano gli italiani, poi, se ce n’è ancora gli altri). La storia locale insegna quanto sia difficoltoso dare accoglienza a chi la richiede e come non ricordare gli ebrei russi o i polacchi, collocati a Ladispoli in attesa di una definitiva sistemazione oltreoceano? Il territorio più volte ha dimostrato la sua aderenza alla costituzione, ma oggi si trova di fronte ad una serie di aspetti nuovi che intimoriscono, creano dubbi e preoccupazioni: innanzitutto la crisi economica, l’aumento di certi tipi di criminalità, il confronto con culture molto lontane dalla nostra ove il male non corrisponde al nostro male e il bene, la felicità, si praticano e si perseguono con comportamenti totalmente diversi spesso antitetici ai nostri.

In mezzo la crisi della politica trasformatasi dal suo nobile intento a rappresentazioni medioevali in chiave moderna di usurpazioni, spoliazioni, prevaricazioni, scorribande. Cosa può fare un cittadino se non impaurirsi e correre dietro a chi invita alla caccia alle streghe e ai roghi purificatori? E’ questa la soluzione? Trovare un nemico nel diverso ed eliminarlo per il bene di una comunità che si vanta di volere vivere in uno stato di diritto o che fa dei principi cristiani o biblici la propria ragion d’essere? La storia insegna il contrario e cioè come dimenticandoci dei nostri sentimenti (ci scandalizziamo per le crociate, aborriamo il nazismo, ci opponiamo al comunismo, siamo paladini delle libertà, …) consegniamo le nostre vite a chi, senza alcun diritto o capacità pretende, convincendoci, di stabilire i canoni dell’uomo, della società giusta allontanando anche attraverso soppressioni fisiche i diversi, i nemici, in nome di una purezza razziale e comportamentale astratta.

I buoni da una parte, i cattivi da un’altra con la pretesa di additare i nostri malefici atti attribuendoli a chi riteniamo, gratuitamente, meritevole di abominio. Quello che preoccupa è, come spesso accade in questo nostro bel paese, il confondere la legge con le procedure dando a queste ultime una importanza non dovuta. Le leggi applicative all’articolo 10 della Costituzione partono molto in ritardo da quel lontano 1946 e trovano un primo assetto solo nel 1990 con la legge 39. Questo ritardo ha contribuito ad imporre rincorse, aggiustamenti, per cercare di essere all’altezza del presente e per rispettare i trattati internazionali e l’adesione all’UE che liberamente abbiamo sottoscritto e dei quali vorremmo cogliere solo gli aspetti a noi favorevoli (Corte dell’Aja – che non è UE- docet).

Il Centro studi OLTRE su quanto si sta dibattendo, anche con il silenzio, non può non porsi alcune domande rivolte alle istituzioni locali, alla politica, alle realtà di fede qualunque esse siano, alla scuola, alle associazioni culturali:

Esiste trasparenza nella richiesta di aderenza o meno allo Sprar e nella successiva gestione? Quali sono i progetti e come debbono svilupparsi ? Si risolve il problema dando solo alloggio e vitto caricando il volontariato di gravi pesi non dovuti (la Caritas ne è testimone)? Diverse scelte tra i vari comuni del territorio non complica, forse, le cose anche sul piano della sicurezza? Lasciare bighellonare persone senza prospettiva alcuna rispetto al loro essere umano, non rappresenta un rischio gratuito che si offre alle comunità? Perché non dare dignità attraverso una accoglienza che di futuro con lavoro da svolgere secondo capacità e professionalità individuali? Oppure si pensa che dando loro un sussidio giornaliero si abolisca l’ozio e il conseguente rischio di criminalità? Sussidio che senza troppa fantasia qualcuno ha già definito il reddito di cittadinanza del migrante. Con queste amare ultime parole invitiamo tutti coloro i quali hanno a cuore il proprio territorio ad esprimersi in aperta contraddizione per giungere ad una sintesi comune che soddisfi tutte le esigenze e nel rispetto dei diritti sanciti dalla costituzione”.

È SUCCESSO OGGI...