Una guerra tra clan, come avviene nella camorra, dove “gli equilibri mutano molto frequentemente”. Cosi’ il magistrato ed ex assessore a Roma, Alfonso Sabella, si spiega – in un’intervista a La Stampa – le violenze degli ultimi giorni a Ostia. Intervistato anche da Repubblica, parla di una “palude in cui tutto e’ mischiato. Nulla e’ come sembra a Ostia” “Un amministratore deve avere coraggio, non puo’ aspettare le sentenze della magistratura per muoversi, perche’ e’ troppo tardi.
Per questo – afferma a La Stampa – nei limiti del possibile feci fuoco e fiamme a Ostia, chiudendo la palestra di Roberto Spada, cacciando Vito Triassi dal chiosco che gestiva abusivamente, aprendo i varchi nel ‘Lungomuro’, buttando giu’ i chioschi abusivi. Era chiaro che facevo perdere voti alla compagine politica che mi aveva indicato. E in piu’ ricevetti attacchi da tanti”. “Quel 7 settembre del 2015 fu per me molto doloroso – aggiunge -: tutto il gotha romano di M5S, da Raggi a Barillari, da Ruocco a Giarrusso, presento’ un dossier di 42 pagine per dire che i ‘mafiosi’ eravamo io, Federica Angeli di Repubblica e don Ciotti, mentre i ‘buoni’ erano quelli che dialogavano con Roberto Spada”. A Raggi ora dice “che da cittadino romano mi auguro che riesca a svolgere il suo ruolo di sindaco. Un ruolo che comporta anche scelte impopolari, se prese per il bene della collettivita’”.
Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, promette che la risposta dello Stato, ad Ostia, sarà rapida e dura: «Non possiamo consentire che il litorale della Capitale del nostro paese possa essere condizionato dalle mafie», dice.