Sport dilettantistici anche a scopo di lucro. Luci e ombre della nuova legge

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Laura Bruschini è il direttore sportivo del Volleyro Casal de Pazzi e referente Fipav Lazio per il beach volley

La legge di bilancio dello Stato per il 2018 è stata approvata dal Senato (passa ora alla Camera per l’approvazione definitiva) lo scorso 1 dicembre ricorrendo al “solito” voto di fiducia sul maxi emendamento con il risultato di un provvedimento legislativo composto da un solo articolo e ben 686 (seicentottantasei!!!) commi.

E non va meglio se ci si avventura nella lettura: il testo è pieno di rinvii ad altri provvedimenti dei quali non si indica neppure l’argomento, i commi non hanno un titolo, ci sono commi che non si riesce neppure a capire di che materia trattano, figuriamoci se si capiscono le modifiche introdotte.

Un bell’esempio di chiarezza delle norme e di vicinanza delle istituzioni ai cittadini!

In questo “guazzabuglio” che altri più esperti di noi esamineranno e commenteranno sotto i diversi aspetti tributari, fiscali e pensionistici ci son alcune norme che riguardano (finalmente!) il mondo dello sport e che meritano di essere esaminate nel dettaglio magari in più riprese perché trattano di stadi, diritti televisivi, impianti sportivi, contributi alle società sportive e alle manifestazioni sportive.

Ora vogliamo soffermarci su un aspetto partendo dal comma 222 che stabilisce che “le attività sportive dilettantistiche possono essere esercitate con scopo di lucro”.

E’ una rivoluzione per il mondo dello sport sulla quale c’è un po’ troppo silenzio forse nella speranza che passi senza che nessuno se ne accorga.

A questa rivoluzione ha molto lavorato l’On. Sbrollini del Pd che aveva già presentato due progetti di legge sulla materia voluti e sponsorizzati da qualche gruppo sportivo imprenditoriale e che ha trovato sponda all’interno delle federazioni sportive e di qualche ente di promozione sportiva.

Ma quali sono le attività sportive dilettantistiche che dal 1 gennaio 2018 potranno esser esercitate con scopo di lucro? nella legislazione italiana non vi è una definizione , o noi non siamo riusciti a trovarla, se non quella a contrario: sono dilettantistiche tutte le attività che non sono professionistiche secondo il Coni

Ed allora in questo gioco dell’oca bisogna vedere quali sono le attività professionistiche secondo il CONI e si resta un po’ sconcertati: sono solo il calcio, il golf  e gli sport motoristici. Tutto il resto è attività sportiva dilettantistica: anche la serie A di basket o di pallavolo!

Questa incertezza porta a ritenere che tutte sono attività sportiva dilettantistica e, quindi, possono essere organizzata a scopo di lucro cioè con la distribuzione di utili indipendentemente dalle loro finalità o modalità di svolgimento.

I vantaggi previsti per questa società non sono pochi: l’imposta sugli utili è ridotta della metà e per le somme incassate dai praticanti l’IVA è ridotta al 10%.

Ci pare di poter dire che molto ancora deve essere fatto per avere norme chiare e destinate a disciplinare lo sport nei suoi diversi e non creare privilegi.

Per far divertire i nostri (pochi) lettori vogliamo proporre un indovinello: che cosa significa questa norma” Al comma 2 dell’articolo 69 22 dicembre 1986, n. 917, sono apportate le seguenti  modificazioni: a) le parole “di cui alla lettera m) del comma 1 dell’articolo 81” sono sostituite dalle seguenti: “di cui alla lettera m) del comma 1 dell’articolo 67”; le parole “7.500 euro” sono sostituite dalle seguenti “10.000 euro”?

Eppure in questi oscuri rinvii si nasconde (perché altro non si può dire) un cambiamento piuttosto importante per il mondo dello sport: il limite per i compensi che non soggetti ad alcuna forma di tassazione è elevato da 7.500 a 10.000. Si insomma, si può lavorare percependo quasi 900 euro al mese e restare del tutto sconosciuti al fisco e all’INPS!

In questo modo si continua a stare dalla parte delle società sportive e adisinteressarsi dei lavoratori dello sport (tecnici, dirigenti, personale addetto all’organizzazione) che sono privi di qualsiasi copertura previdenziale e assistenziale.

Anche le nuove società sportive con scopo di lucro potranno continuare ad utilizzare i compensi sportivi e, allo stesso tempo, distribuire utili ai propri soci?

Ma è mai possibile che per chi lavora nello sport dilettantistico non sia mai il tempo per vedere riconosciuti i propri diritti di lavoratore?

Per una volta che un governo o un ministro decide di mettere le mani sulle regole che disciplinano il fenomeno dello sport dilettantistico il risultato sembra essere un’anatra zoppa

Eppure nella proposta  dell’on. Sbrollini era prevista l’obbligatorietà di una contribuzione se pur minima nella parte eccedente i 10.000 annui ma il Governo non l’ha recepito.

E’ maturo il tempo di una legge nazionale sullo sport, speriamo che qualcuno se ne ricordi in campagna elettorale e, soprattutto, nel nuovo Parlamento.

Leguleius

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