Un laboratorio politico locale speculare al nazionale

Un asse Cerveteri- Ladispoli e oligarchie locali dietro le manovre per isolare nel centrodestra le forze vincitrici nelle urne

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di Alberto Sava

Cerveteri è sempre stato un laboratorio politico in sintonia con gli esiti elettorali nazionali, non è mai accaduto il contrario. Sono ancora caldi d’archivio i dati dell’ultima campagna elettorale per le politiche e le regionali che hanno confermato, ancora una volta, che l’elettorato cerveterano ha votato specularmente al resto del Paese ed infatti anche qui hanno vinto, anzi stravinto, le due forze antisistema: Cinque Stelle e Lega. Di suo l’elettorato locale è a maggioranza di centrodestra, eppure da oltre quindici anni il centrodestra è fuori dalla stanza dei bottoni di piazza Risorgimento. Era il 2003 quando il centrosinistra si è saldamente installato al potere, a partire dalla sindacatura Brazzini. Il rosso si è poi ulteriormente ‘ravvivato’ con il sindaco Ciogli. La ‘staffetta’ è proseguita con Pascucci, civico, di sinistra, ecologista, ambientalista, pacifista, e varie ed assortite. Dal 2012, poi, i vari spazi pubblici della città sono teatro di eventi, manifestazioni, concerti, lavori teatrali, festival di poesie, presentazioni di libri e tutto ciò che è ascrivibile più alla famosa battuta di Nanni Moretti ‘giro…faccio cose…incontro gente’, che alla cura delle istanze della comunità cerveterana e del diritto a vivere in una città fornita di servizi decenti, tanto per dirne una. Di conseguenza, anche a Cerveteri ci si adegua all’aria che tira. Ed ecco che non riesci ad arrivare in fondo ad un articolo senza imbatterti in aberrazioni linguistiche quali ‘assessora’, ‘sindaca’, ‘ministra’, e via cantando: parole ridicolizzate e stigmatizzate anche dal Presidente emerito Giorgio Napolitiano, in un incontro pubblico, con il presidente Boldrini in prima fila, costretta ad un sorriso talmente tirato da somigliare ad una paresi facciale. Rientrando dalla digressione semiologica, è innegabile che l’elettorato locale sia di centrodestra, e che il quasi ventennale governo di segno opposto sia da ascrivere all’inadeguatezza di candidati e progetti politici. In mancanza di poderose, finanche ‘muscolari’ inversioni di tendenza, l’andazzo non potrà cambiare. E sembra che non sia ancora cambiato, almeno per il momento. Un’asse articolata che corre tra Cerveteri e Ladispoli, magari in chiave di futuri successi territorialmente più vasti, esprimere tentativi egemoni, attraverso manovre destabilizzanti. Alle recenti elezioni, per esempio, a Cerveteri la Lega ha triplicato i voti: sull’onda del ‘salvinismo’ nazionale, senza dubbio ed in gran parte, ma anche per la presenza incisiva e fattiva di un gruppo dirigente che, ‘pancia a terra’, non si è curato di surrettizi equivoci, pennacchi contesi ed attacchi di varia natura ed origine, per portare nelle urne il miglior risultato possibile. Essendo molto più complicato rimestare all’interno di Forza Italia, partito bene o male guidato da una cabina di regia strutturata, ed attenta, si è ritenuto fosse più facile dirigere il ‘fuoco amico’ verso la Lega, strutturata a Cerveteri appena nel 2016, ed affidata immediatamente a Vilma Pavin, sicuramente esperta di battaglie, neanche troppo metaforiche. Poiché in politica il vuoto viene generato unicamente per essere riempito, è lecito il ‘cattivo pensiero’ che il ‘fuoco amico’ fosse motivato dal tentativo di far riaccendere i riflettori su scalpitanti destrieri, vari ed assortiti, costretti ai margini, ma pronti a ‘salvare la patria’, magari dinanzi ad un disastro elettorale, in controtendenza con il successo nazionale. Risultato, il centrodestra a Cerveteri rimane una forza residuale. Le cose non vanno diversamente, quando parliamo di quel centrosinistra che si oppone all’ala al governo di Cerveteri. Gli esempi che possiamo fare sono decine, alcuni dei quali molto delicati. E dietro le quinte le oligarchie locali soffiamo sulla brace tenendola sempre viva e imbrigliata. Con il terremoto uscito dalle urne, gli Italiani hanno messo al centro dell’agone decisionale Di Maio e Salvini, i due massimi esponenti di quel cambiamento, partito con il voto e che nessuno potrà più fermare. Sul piano locale, i cambiamenti matureranno in tempi più lunghi, e per le stratificazioni degli interessi e per mano dei personalismi: ma anche qui nessuno potrà fermare l’acqua con le mani.

 

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