Il referendum promosso dai radicali Roma, non per la privatizzazione di Atac, si badi bene perché servizio pubblico rimane, ma per l’affidamento del servizio di trasporto con regolare bando di gara pubblico ed europeo, rischia di grosso.
Il perché è presto detto. La data prevista è quella del 3 giugno mentre le elezioni per i minisandici del III e dell’VIII municipio, entrati in crisi, dovrebbero svolgersi il 20 giugno salvo il ballottaggio previsto due settimane dopo.
In questa situazione la sindaca potrebbe decidere lo spostamento della data referendaria addirittura al prossimo autunno. Per questa ragione l’on Riccardo Magi, eletto alla camera con la Lista Bonino + Europa e Alessandro Capriccioli suo compagno di partito ed eletto alla Pisana nella coalizione di Zingaretti, chiedono urgentemente alla sindaca la certezza sulla data anche per organizzare la campagna referendaria dai tempi già molto stretti.
Per di più è palese il disinteresse ostile della Raggi e anche di gran parte del Consiglio Comunale (Pd compreso) per questa competizione che una volta istituzionalmente accettata dal Campidoglio diventa un fatto non di parte ma di garanzia pubblica per una iniziativa di democrazia diretta.
Insomma il rischio di un flop pilotato di questa consultazione popolare è reale.
A monte ci sono poi aspetti legali relativi al concordato Atac che ad una prima valutazione il Tribunale di Roma ha sonoramente bocciato.
Non solo, lo scorso anno è stata approvata la delibera che prolunga il contratto di servizio alla municipalizzata sino al 2021, guarda caso quando scade il mandato della Raggi, ma soprattutto nel tentativo di scavalcare il 2019, quando il suddetto contratto dovrebbe venir messo a gara europea, impedendo che altri possano concorrere su basi certe ad una ristrutturazione e al miglioramento del servizio.
Per questa ragione Magi, Capriccioli e le associazioni Aduc Lazio e Primoconsumo, hanno presentato un ricorso al Tar, come comitato promotore del referendum Mobilitiamo Roma.
“Il motivo principale della proroga secondo il Campidoglio – ha chiarito l’avvocato Francesco Mingiardi, autore del ricorso – è quello di una situazione di emergenza che avrebbe messo a rischio la prosecuzione dello stesso servizio”. Ma in realtà non è così, infatti la legge fallimentare prevede “tra i propri istituti, quello dell’esercizio provvisorio delle imprese fallite. Il tribunale, nel disporre il fallimento, prevede che l’attività di impresa prosegua, se necessario, per non depauperare il valore dell’azienda”.
Per quanto riguarda il referendum Magi ha spiegato che il dibattito pubblico è “assolutamente falsato a favore della sindaca che in ogni occasione ribadisce le sue posizioni senza contraddittorio e con una disparità di mezzi rispetto al comitato promotore”. Mentre compito dell’Istituzione, quando c’è in ballo un referendum, dovrebbe essere quello di informare i cittadini inviando loro a casa un opuscolo in cui si informa in maniera oggettiva sulle proposte del SÌ e quelle del NO. Magari impegnando la testata regionale della Rai per per produrre uno spot in cui si informano i cittadini che il 3 giugno è convocato questo referendum.
A complicare la situazione del trasporto pubblico romano è giunta ieri la posizione di Roberta Lombardi (da noi pubblicata vedi link) consigliera regionale dei 5stelle, che addirittura rivendica a Roma Capitale la cessione delle linee in proprietà della Regione e attualmente gestite da Atac. Come se la Roma Lido, tanto per fare un esempio, rappresentasse un modello di gestione da dover in qualche modo premiare.
Il problema è politico. Da un lato i fondi del Governo disponibili per la ristrutturazione di queste disastrate linee finirebbero nel calderone Atac che, oltre ad essere in pendenza di concordato che penalizzerebbe i creditori minimo del 60% del dovuto, vanta già un indebitamento di un miliardo e duecento milioni circa.
Ma oltre al ghiotto cucuzzaro, l’altro aspetto riguarda il tentativo di alzare l’asticella delle pretese nei confronti di Zingaretti che non ha una maggioranza alla Pisana e bene o male, con i 5stelle una trattativa l’ha pure avviata per la sopravvivenza della sua amministrazione.
Ergo, sembrano dire i grillini ai 12.000 dipendenti Atac e alle loro famiglie per un bacino stimato in 100mila voti: “Tranquilli ragazzi, finché ci siamo noi tutto resterà come prima”, in barba alle loro denunce sui guai combinati da quelli che c’erano prima di loro, che l’hanno ridotta fra gli ultimi nelle graduatorie dei servizi di Tpl europei.
Vien da pensare che anche per questi nuovi gattopardoni 5Stelle prevalga la logica del tutto deve cambiare (a parole) perché nulla cambi (nei fatti).
Giuliano Longo