Per il giudice monocratico di Roma le minacce rivolte da Armando Spada alla giornalista Federica Angeli il 23 maggio del 2013 ad Ostia rientrano nel reato della tentata violenza privata. Alla luce di cio’ il magistrato ha disposto la restituzione degli atti all’ufficio del pubblico ministero per la riformulazione delle nuova imputazione piu’ grave rispetto al reato di minacce. Il processo, di fatto, ricomincia da zero. Per il tribunale l’espressione “mo te sparo in testa” che Spada pronuncio’ nei confronti della cronista non puo’ essere considerata una semplice minaccia ma era aggravata dall’obiettivo di indurre la cronista a cancellare le riprese che Angeli aveva fatto con due operatori nel corso di una inchiesta sugli stabilimenti balneari di Ostia. Oggi il tribunale monocratico si sarebbe dovuto pronunciare in merito alla richiesta di condanna ad un anno formulata dal pubblico ministero. Infine e’ fissata al prossimo 20 giungo l’udienza del procedimento-stralcio a carico di Paolo Riccardo Papagni, titolare di uno stabilimento, anche lui accusato di tentata violenza privata, per aver detto alla giornalista, qualche giorno dopo gli avvertimenti di Spada, di “non fare cazzate, perche’ chi sbaglia prima o poi la paga”.