Parte dei rifiuti romani arrivano a Colle Fagiolara

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Se con il blocco del termovalorizzatore di Colleferro qualcuno sperava di alleggerire il peso ambientale che grava da decenni sui Colleferrini  oggi potrebbe anche ricredersi perché per evitare il commissariamento in materia di rifiuti, Regione, Città Metropolitana e Roma Capitale  devono trovare l’area per una nuova discarica di servizio.  Nel frattempo quelle già sature di Colle Fagiolara a Colleferro e Fosso Crepacuore a Civitavecchia sono state indicate per allocare un po di rifiuti romani. 

La decisione nasce dopo che la Rida società di trattamento, ha vinto il   ricorso al Tar sostenendo che  la Regione non applica il piano dei rifiuti del 2012 e dunque non indica dove portare i suoi scarti di lavorazione e la  frazione organica. 

Il Tribunale Amministrativo ingiunge così alla Regione di ottemperare, altrimenti il prefetto dovrà nominare un commissario. E’ a questo punto che la direzione regionale delle Politiche ambientali indica come impianti dove Rida può scaricare gli scarti le due discariche di Colleferro e Civitavecchia. 

Ma non finisce qui perché in quella di Collefagiolara vanno eseguiti lavori di ampliamento che richiederanno mesi mentre  entro il 2019 quella discarica dovrà chiudere e quella di Civitavecchia  ha un limite per la raccolta  di rifiuti da altri ambiti territoriali. 

Di qui la necessità di un’altra discarica di servizio dove sversare i rifiuti romani trattati. A ben vedere quelli della Rida rappresentano una minima parte rispetto alle 700mila le tonnellate che nel 2017 Roma ha spedito fuori dalla regionee delle quali 510mila tonnellate di monnezza indifferenziata sono finite in discariche e inceneritori di Abruzzo, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Puglia e Austria a spese dei contribuenti. 

In questa situazione che a definire critica è poco, si assiste allo scaricabarile fra Comune e Regione  per il quale la Raggi accusa Zingaretti di non varare il piano degli impianti necessari a Roma e il Governatore accusa la Sindaca di non indicare le aree dove allocare questi impianti. 

Entrambe ovviamente escludendo non solo l’attivazione di nuovi impianti di incenerimento che fra l’altro aveva indicato il precedente Governo, ma  bloccando il revamping di quello di Colleferro che che brucia CDR e comunque avrebbe bisogno di nuovi investimenti.

L’idea di una discarica di servizio allarma le popolazioni locali come ad esempio ad Albano dove ne esiste già una di Cerroni che è sotto sequestro. Ma i comitati (talora fantomatici) ) rizzano le orecchie e si preparano a respingere ogni ipotesi di discarica vicino al giardinetto di casa propria certi di avere largo consenso fra le popolazioni. Tanto più che la Raggi vorrebbe scaricare il peso di ogni nuova discarica nell’area metropolitana (di cui è anche sindaca assente) fuori dai confini della Capitale.

Oggi Virginia incontra il neoministro dell’Ambiente, Sergio Costa, il generale dell’inchiesta sulla terra dei fuochi fra Caserta e Napoli, che comunque non potrà dare indicazioni senza prima aver sentito la Regione. 

Ma se le indicazioni del precedente ministro Galetti sono state disattese non è detto che quelle del generale possano venir ignorate, tanto più che questa volta il governo ’amico’ è di Virginia Raggi.

Giuliano Longo

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