Con riferimento all’articolo da voi pubblicato (vedi link) come era prevedibile riapre la discarica di Colleferro a Colle Fagiolara e chiude il termovalorizzatore. L’esatto opposto di quello che dovrebbe essere una corretta gestione dei rifiuti con la chiusura del ciclo.
Una volta spostati i tralicci verranno recuperati almeno 600.000 mc di nuove volumetrie dove abbancare i rifiuti. La discarica di Colle Fagiolara diventa così la più grande a livello regionale, la discarica del Lazio tout court.
La Regione ha deciso che la società Rida può portarvi i rifiuti trattati nel suo impianto di tmb di Aprilia. In questo modo arriveranno a Colleferro non solo i rifiuti dei comuni del circondario ma anche quelli di Roma e di altre parti.
E con la penuria di discariche, quasi tutte in via di esaurimento, non so se e quando verrà mai chiusa. E non mi avventurerei in vane promesse, come fanno gli amministratori locali di Colleferro.
I fatti sono che la discaric al più tardi a novembre riapre.
Probabilmente il comune guadagnerà dalla riapertura della discarica e dalla gestione diretta ma non so se tutto il sistema ci guadagnerà.
Il sistema della società regionale Lazio Ambiente, e prima dell’ex Gaia, previsto dall’attuale piano regionale dei rifiuti, aveva un senso perché basato sulla chiusura del ciclo. Infatti oltre al termovalorizzatore e alla discarica era previsto un impianto di tmb proprio per arrivare in sede locale alla chiusura del ciclo.
I rifiuti raccolti nei vari comuni dovevano essere conferiti nel tmb che li trattava. Gli scarti di lavorazione andavano nella discarica e il cdr nel termovalorizzatore per produrre energia e dunque ricchezza. Chiusura di un ciclo virtuoso in cui tutti ci guadagnavano.
Ora invece avverrà che i rifiuti raccolti nei vari comuni verranno portati nel tmb di Rida o alla Saf di Colfelice nel frusinate , aggiungendo così alle spese per la raccolta quella del trasporto. Gli scarti dei rifiuti lavorati torneranno sui camion nella discarica di Colleferro ma il cdr prodotto andrà al termovalorizzatore Acea di San Vittore, se ci sarà capienza,in alternativa in altre regioni o all’estero.Le spese restano in loco la ricchezza va altrove.
Resta poi il problema del termovalorizzatore di Colleferro che con il revamping bloccato e con l”incertezza sul suo futuro, ma anche con la separazione dalla gestione della discarica, dubito possa essere ora appetibile sul mercato.
Resta l’esigenza del termovalorizzatore perché tutti i dati, sia quelli della Regione che del Ministero dell’Ambiente, dicono che nel Lazio ci vogliono quattro impianti. Oggi funziona solo quello di S. Vittore.
Infatti l’ ex assessore Buschini rispondendo ad una interrogazione su Lazio Ambiente alla fine della scorsa legislatura ha dichiarato che il termovalorizzatore potrebbe non servire perché la Regione ha intenzione di prevedere meno produzione di cdr e più di css, che può essere portato a valorizzazione nei cementifici ( Colleferro, Guidonia) o nella centrale a carbone di Civitavecchia.
Il mio timore è che alla fine della giostra venga chiuso il bruciatore di Colleferro che produce ricchezza e che i rifiuti finiscano nella discarica e nei cementifici.
Un gran bel risultato.
Donato Robilotta
Coordinatore regionale
di Energie per l’Italia
di Stefano Parisi