Stadio della Roma, Morassut (Pd): «Un gran pasticcio, M5S non più credibile»

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“Comunque vada l’inchiesta, da queste prime battute si conferma quello che era già chiaro: ovvero che si è trattata di un’operazione, a mio modo di vedere, avventata”. Così il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut, intervistato dal giornalista di Radio Radicale, Lanfranco Palazzolo, in merito alle vicende relative allo Stadio della Roma.
 
“Mi sono sempre pronunciato negativamente rispetto al progetto urbanistico – spiega Morassut – e alla valorizzazione prevista a Tor di Valle per una serie di motivi. Penso innanzitutto che le amministrazioni non debbano parlare ai tifosi ma a tutti i cittadini e spiegare le buone ragioni degli atti. Lo Stadio della Roma è stato un errore che inizia con la giunta Alemanno, prosegue con la giunta Marino e va avanti con la giunta Raggi. Il tutto è stato sorretto dalla sventurata ‘legge sugli stadi’, provvedimento che votai controvoglia e non prima di averlo profondamente emendato. Una legge che forza le procedure per la costruzione degli stadi di calcio a costo zero, riconoscendo a chi propone questi progetti volumetrie pari al costo dell’impianto stesso. Trovandoci di poi di fronte a interventi complessi che hanno bisogno di servizi e opere pubbliche, ovvero quelli che per il privato non sono valori ma costi, ecco che si aggiungono altri metri cubi: un meccanismo assurdo che non poteva che produrre delle assurdità”.
 
“L’area di Tor di Valle, pur non avendo dei vincoli conclamati – spiega ancora l’ex Assessore all’Urbanistica della giunta Veltroni –  è delicatissima sia dal punto ambientale che idrogeologico, ma anche dal punto di vista strutturale perché è attraversata dal collettore primario della città di Roma che scende dalla Magliana per finire nel depuratore di Acea. Un’area che presenta una complessità di inserimento urbanistico delle infrastrutture e di relazione col sistema idrogeologico. Si trova a pochi metri dal ‘drizzagno del Tevere’ costruito nel 1940, ovvero un’ansa che fu chiusa addrizzando il corso del fiume per aumentare l’alveo di portata del fiume ed evitare le inondazioni. Fu inaugurato da Benito Mussolini a due mesi dall’entrata in guerra dell’Italia. Fu un’opera molto importante, tanto è vero che l’ultima inondazione fu del ’37”.
 
“Insomma – continua Morassut – la scelta di costruire lo stadio in un’area così delicata, con alle spalle una procedura così complicata, non poteva che rendere complicatissimo il progetto. Io non mi sono mai permesso di proporre delle aree alternative come hanno fatto altri perché penso che l’Urbanistica non sia un gioco a campana. Certo si poteva fare un bando per reperire le aree migliori sulla base di criteri scritti dall’amministrazione, ma si poteva e secondo me si dovrebbe guardare al recupero del patrimonio calcistico e sportivo esistente: ovvero lo Stadio Olimpico e lo Stadio Flaminio, perché quando un giorno ci saranno due nuovi stadi (uno della Roma e uno della Lazio), ammesso che si facciano, noi avremo il problema dell’Olimpico che andrà in disfacimento seguendo la sorte del Flaminio, perché non esiste ad oggi un progetto di recupero dell’attuale stadio della città”.
 
“Quando le cose nascono male – conclude il deputato dem – sono necessariamente esposte a forzature e pasticci e da ultimo anche del rischio di corruzione. La Regione Lazio aveva solo il compito di controllare che la legge fosse rispettata. Il comune a guida M5S ha invece fatto un gran pasticcio: proprio i cinque stelle che erano arrivati portando la bandiera della trasparenza hanno messo una persona informalmente ad occuparsi di tutto, sfatando il mito della società civile onesta contro la politica sporca e perdendo definitivamente credibilità”.

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