Poliziotti corrotti e rivelazioni dei segreti d’ufficio: scandalo arresti a Roma

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cronaca di roma torpignattara

Un’addetta alla segreteria di un Procuratore aggiunto di Roma, il suo compagno, un poliziotto del Reparto Scorte della Questura di Roma, tre poliziotti del commissariato Fidene e tre del Reparto Volanti. Sono questi i soggetti colpiti da ordinanza di custodia cautelare, 8 in carcere piu’ una misura interdittiva, che insieme a c.d. avevano messo in piedi una rete di scambio di informazioni sensibili in cambio di denaro e favori. Un sistema corruttivo che faceva fulcro su D., personaggio noto alla Procura per essere entrato, pur senza conseguenze, nell’indagine coordinata dalla Dda denominata ‘Babilonia’ che nell’estate scorsa ha portato Carabinieri e Guardia di Finanza, al sequestro di 46 tra bar, discoteche, ristoranti, pizzerie e sale slot. Nove persone ritenute responsabili, a vario titolo, di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico e rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio.

E’ stata candidata alle ultime elezioni amministrative del 2016 a Roma, nelle fila di ‘Noi per Salvini’ la funzionaria della Procura di Roma finita in carcere, assieme ad tre otto persone tra cui sei poliziotti, per avere informato un imprenditore, in odore di camorra, in cambio di utilita’. Da anni impiegata in procura, era compagna di un addetto all’ufficio scorte della Questura anch’egli finito in carcere. Nell’ordinanza del gip Cinzia Parasporo viene citato un dialogo tra i due, in cui lei “ripercorre una conversazione avuta con l’imprenditore che aveva necessita’ di qualcuno che gli potesse fornire informazioni circa l’esistenza di procedimenti penali sul suo conto”. Lei  dice: “Io me lo voglio tenere, allora tu devi pensare amore, che come tutti ‘gli impiccioni’ lui ha amici poliziotti… la talpa in Procura… lui…la prima cosa che mi ha chiesto e’: ‘mi posso fidare?’…a lui gli serve un appoggio in Procura, cioe’ qualcuno che va ad aprire a va a vedere”.

“Quando si tratta di personale in servizio nelle forze dell’ordine o nella pubblica amministrazione non e’ mai piacevole fare interventi di questo tipo. Non e’ la prima volta e purtroppo sappiamo che non sara’ l’ultima, ma noi facciamo il nostro dovere e se qualcuno non ha ancora capito le regole per lavorare in questa amministrazione e’ bene che lo faccia”. Con queste parole il procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, Michele Prestipino, ha commentato l’operazione dei Carabinieri del nucleo investigativo di Roma che ha dato esecuzione all’ordinanza del Gip Cinzia Parasporo, portando in carcere otto persone tra cui alcuni agenti della Polizia di Stato e un’addetta in servizio presso l’ufficio di un Procuratore aggiunto di piazzale Clodio per aver dato informazioni su indagini in corso ad un pregiudicato in cambio di denaro, investimenti e favori.

(foto d’archivio)

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