Dopo cinque anni da consigliere alla Pisana, e ancor prima sette anni in Campidoglio, il 23 marzo scorso Massimiliano Valeriani classe 1968, entra nella squadra di Zingaretti come assessore che si occuperà di Politiche Abitative, Urbanistica e dei Rifiuti ed è su questa seconda delega che lo abbiamo intervistato.
Le competenze del suo assessorato sono molte e importanti, fra le quali l’urbanistica, ma con lei oggi vorrei affrontare solo l’aspetto dei rifiuti che mi sembra una delle emergenze più importanti della nostra regione ed in particolare a Roma. Ci risulta che ormai sia in dirittura d’arrivo un nuovo piano dei rifiuti. Che caratteristiche avrà?
La situazione dei rifiuti come noto è difficile e lo è da molto tempo. Il piano rifiuti rappresenta un’emergenza per l’amministrazione Zingaretti e in questi mesi non abbiamo perso tempo, siamo ai primi atti formali per la redazione del nuovo piano.
Saranno comunque necessari passaggi ineludibili a partire dalla verifica dei dati sulla produzione di rifiuti che ogni provincia ci deve fornire che verranno incrociati con quelli dell’Ispra e questo è il primo passo obbligato.
Ora stiamo facendo il secondo passaggio che è quello della conferma delle aree bianche sulle quali allocare gli impianti che servono a chiudere il ciclo dei rifiuti. Successivamente predisporremo il piano che dovrà essere approvato in giunta, inviato alla commissione e infine approvato dal Consiglio.
Va comunque detto il piano in sè non è la soluzione del problema dei rifiuti e noi comunque un piano già ce l’abbiamo ed è quello del 2012, anche se sono mutate le condizioni, ma occorre che tutte le istituzioni che concorrono alla sua redazione facciano la loro parte.
Cosa significa in concreto?
Intanto stabilire “chi fa e che cosa” perché altrimenti continuiamo a scrivere cose sbagliate, tipo il Comune che rinfaccia alla Regione di dover fare il piano, la Regione che rimbalza la palla al comune affermando che non è suo compito risolvere il problema dei rifiuti per strada ecc.
Allora precisiamo: i Comuni raccolgono e spazzano i rifiuti per strada; il piano generale dei rifiuti spetta alla Regione che fotografa la situazione esistente e predispone il livello di impiantistica necessario; i comuni debbono indicare le aree dove installare gli impianti mentre la Regione indica qual è il numero di impianti necessari per gestire la situazione. Quest’ultimo è compito delle Provincie e della Città Metropolitana di Roma dove il sindaco di questa è anche sindaco della Capitale.
Per questo io chiedo una assunzione di responsabilità da parte di tutti perché il tema dell’equilibrio territoriale significa non far pesare l’impiantistica soltanto su una parte del territorio a scapito delle altre.
Lei si riferisce al caso di Roma?
Oggi abbiamo un problema: il 100% dei rifiuti non differenziati di Roma va a smaltimento totalmente fuori dalla città, sia che vada all’incenerimento sia che vada in discarica. Questo oggettivamente squilibra il territorio. Quando 2.850.000 tonnellate anno di rifiuti indifferenziati vanno a smaltimento fuori è evidente che questo sistema non può durare all’infinito.
Allora il piano è l’occasione per Roma di aumentare la raccolta differenziata in modo che tutte le grandi aree del Lazio siano autosufficienti per chiudere il ciclo con impianti di trattamento, smaltimento anche di recente innovazione tecnologica.
In ogni caso il piano prevederà anche una serie di azioni per ridurre la produzione di rifiuti, ad esempio per gli imballaggi e recupero della plastica in accordo con la grande distribuzione, la creazione della figura del green manager nelle grandi aziende pubbliche e private, l’educazione delle comunità alla raccolta differenziata.
La novità è che abbiamo approvato in giunta la Tarip (Tariffa Puntuale) che non fa più pagare la tassa in ragione del nucleo famigliare e della dimensione della abitazione, ma sulla base dell’indifferenziata che viene conferita. Così più differenziata e meno indifferenziata si produce, meno si paga. La norma dovrà venir attuata nel 2020 e nel frattempo la Regione ha trovato le risorse per i Comuni che dovranno introdurre le innovazioni tecnologiche per rendere effettiva la Tarip.
Tuttavia se non si risolve il problema a monte Roma continuerà ad esportare i propri rifiuti anche al Nord o all’estero.
Per questo, ripeto, insistiamo perché dai territori, Roma compresa, ci sia un salto nell’assunzione di responsabilità altrimenti il piano non sarà risolutivo e ci sarà sempre la tendenza a scaricare sui territori vicini. È un problema di strategia che miri a una economia circolare del riuso, alla riduzione dell’impiantistica pesante mentre si gestisce l’ordinario con l’impiantistica che serve anche in emergenza. Queste sono le condizioni perché il Piano Regionale sia efficace.
Oggi c’è ancora un utilizzo delle discariche tanto che con una recente disposizione della direzione regionale, si autorizza un aumento del conferimento dei rifiuti a Colleferro e Civitavecchia
Le discariche sono quelle esistenti e comunque quella di Collefagiolara il 31 dicembre 2019 dovrà chiudere.
Il sindaco di Coleferro Sanna ha parlato tuttavia di una proroga dei tempi….
A me risulta che con lo spostamento dei tralicci sarà possibile completare la copertura dell’invaso e una volta completata si potrà chiudere definitivamente la discarica. Per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti di lavorazione della Rida Ambiente noi abbiamo ottemperato a una disposizione del Tar indicandole dove conferire. Nulla di straordinario.
Parlando ancora di impianti le chiediamo se valeva la pena di bloccare il termovalorizzatore di Colleferro.
È in corso una gara per vendere le quote di Lazio Ambiente, compreso l’impianto di termovalorizzazione, quindi non le posso aggiungere altro.
Giuliano Longo