Discariche, l’assurda richiesta di individuarla nel comune di Roma

L’assessore Valeriani lancia l’allarme costi ma l’invaso di Civitavecchia costerà più della Puglia

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Mentre le vecchie discariche regionali tornano in auge (si guardi a quella di Crepacuore e a quella di Roccasecca dei Volsci) il braccio di ferro tra Regione e Roma Capitale prosegue. Il Comune continua a chiedere alla Regione di individuare impianti e discariche dove conferire rifiuti indifferenziati e smaltire gli scarti e cerca nel frattempo di aumentare la raccolta differenziata (riuscendoci pienamente, peraltro, in alcuni quartieri). La Regione Lazio invece incolpa il Comune di Roma di non indicare un’area dentro i confini comunali dove poter installare una nuova discarica, così da poter chiudere il ciclo dei rifiuti in autonomia.
Una richiesta legittima ma che si scontra con la realtà e ritarda l’emanazione del nuovo piano dei rifiuti prestando il fianco alle ultime determinazioni che prevedono la sopraelevazione delle discariche esistenti a peso d’oro.
Basta guardare a quanto accaduto con la determinazione G8200 del 26/06/2018  con la quale è stata varata la nuova tariffa d’ingresso per la discarica di Crepacuore (Civitavecchia) di proprietà di Valter Lozza (lo stesso che detiene il controllo della Mad di Roccasecca):  ebbene fino al 2015 conferire in quella discarica costava 40  euro a tonnellata (a cui si aggiungevano i 13,935 euro per gli oneri post mortem), ora ne costerà 77,21 a cui aggiungere i 13,925 euro per tonnellata per gli oneri post morte. In pratica, qualora l’immondizia romana venisse dirottata li, il costo (sostenuto dai cittadini) sarebbe il medesimo di quello sostenuto per portare i rifiuti in Puglia.
L’allarme dell’assessore all’ambiente Valeriani che in una nota ha dichiarato: “Il 100% dei rifiuti trattati della Capitale vengono smaltiti in impianti fuori dai confini comunali. Questa gestione del ciclo dei rifiuti è ormai insostenibile: oltre ad avere costi molto alti per i cittadini romani va  a pesare esclusivamente sulle altre provincie del Lazio” quindi, appare leggermente infondato. Anche con la vicina discarica di Crepacuore, infatti, i romani non risparmierebbero.
Discorso diverso per la richiesta di non pesare sugli Ato limitrofi. In sostanza si chiede a Roma di indicare, dopo la piaga di Malagrotta, un altro spazio, all’interno del comune (quindi in sostanza nel perimetro del grande raccordo anulare) dove impiantare una discarica. Calcolando lo sviluppo urbanistico della città, le aree già toccate da impiantistica legata al trattamento dei rifiuti e soprattutto i tanti siti di interesse architettonico e storico, appare quasi impossibile assolvere a tale compito. Almeno che l’assessore all’ambiente regionale non voglia “sacrificare” qualche pezzo da 90 come il Colosseo oppure il Pantheon: tanto la scelta spetterebbe a Virginia Raggi.

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