Una strategia di investimenti per i trasporti nel Lazio, ma i lavori a Flaminio per ora non si sbloccano. Intervista all’assessore Alessandri

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Mauro Alessandri Assessore Regione Lazio
Mauro Alessandri

Mauro Alessandri, oggi a capo dell’assessorato ai trasporti della Regione, è il più giovane della squadra che Nicola Zingaretti ha scelto per questa sua seconda legislatura, ma nonostante i suoi 38 anni vanta una una esperienza amministrativa importante.

Insegnante in lettere presso istituti secondari superiori dal 2006 al 2010, approda alla politica nelle fila del Pd come assessore alla Cultura del Comune di Monterotondo. 

Eletto a Sindaco di quel Comune nel 2009, nel 2014 è stato confermato per il secondo mandato e dal 2014 al 2016 è stato consigliere alla Città Metropolitana di Roma. 

Approdato in giunta dopo con le regionali gli abbiamo chiesto un quadro delle prospettive ma anche della criticità che riguardano il sistema dei trasporti nella nostra regione.

Veramente – ci dice – oggi vedo più luci che ombre, tant’è che stiamo predisponendo un piano della mobilità per le persone e le merci per sviluppare quanto realizzato nei 5 anni trascorsi.

La Regione che ha investito molto sul trasporto pubblico di ferro e gomma grazie al risanamento di Cotral che nell’ultimo bilancio porta, ad esempio, utili per 17 milioni che verranno reinvestiti.

Il nostro compito è perfezionare, sviluppare le strategie della passata amministrazione e le assicuro che in questi 3 mesi abbiamo fatto un grande lavoro.  

Per di più oggi partiamo da un importante studio sui trasporti nel Lazio che ci consentirà di mettere a sistema porti, aeroporti, infrastrutture stradali e tutto l’assetto del nostro  trasporto pubblico. 

Tenga presente che uno dei maggiori indici di benessere della popolazione oggi è propio quello dei trasporti, oltre che un fattore essenziale per lo sviluppo economico di una regione come la nostra con tutti gli indicatori in crescita. 

Entro questo quadro dobbiamo sviluppare i risultati già ottenuti e aggredire i punti  di crisi.

Quali sono i punti critici che emergono da questo studio?

Siamo ad una prima fase di analisi dei dati e dal 23 luglio avremo una panoramica più precisa con il professor Filippi che si è occupato dello studio e con la tecnostruttura regionale, ma sin d’ora posso inviduare alcune criticità.

Intanto un potenziamento del ferro al sud del Lazio.

Intende la Roma/Cassino?

Non solo, perché abbiamo il problema da Minturno a Roma che dobbiamo risolvere con Fs. Qui occorre proseguire una politica degli investimenti che ha dato ottimi risultati con il Cotral, azienda regionale che nel corso della prima legislatura Zingaretti era considerata fra le peggiori nel rapporto Cottarelli, che oggi chiude un bilancio con 17 milioni di utile e 427 nuovi autobus che hanno rinnovato il parco mezzi. 

Gli stessi treni che viaggiano su ferro erano vecchi di 16 anni, oggi con i nuovi acquisti sono passati a 6 grazie al nuovo contratto di servizio di 10 anni più cinque sottoscritto con Trenitalia.

Il grande tema sul quale dobbiamo insistere è quello dei porti del Lazio per il quale occorre programmare un piano di investimenti, ad oggi 20 milioni, per l’accesso ferroviario al porto turistico di Civitavecchia e movimentazione merci. Questi porti in parte ricadono sotto la Port Authority di Civitavecchia mentre altri porti come Ponza e Ventotene, ricadono sotto la diretta responsabilità della Regione. Strutture che debbono venir messe a sistema  con ferrovie, aeroporti e strade. 

È evidente che il sistema di trasporti del Lazio non può prescindere dalla situazione di Atac in concordato giudiziale. E già la Raggi rivendica l’attribuzione diretta dei fondi regionali per il Tpl romano.

Qui dobbiamo fare chiarezza senza polemiche politiche. Il fondo regionale trasporti viene attribuito direttamente a ogni regione per finanziare il Tpl locale. Ad oggi per legge non c’è alcuna possibilità che il Campidoglio acquisisca direttamente quel fondo che la Regione distribuisce secondo alcuni parametri fissati dal Ministero. 

Tenga presente che all’inizio della prima legislatura Zingaretti, i fondi stanziati per Roma erano zero, mentre le risorse regionali destinate al Comune di Roma per la gestione del Tpl nel 2018 ammontano a 189 milioni, a cui vanno sommati altri 86 milioni di euro per le ferrovie ex concesse a fronte dello stanziamento dello Stato per la Regione di 525 milioni.

Succede che, visto il malfunzionamento di Atac sempre sulla base di parametri, il Ministero ha tagliato 50 milioni. Ebbene, noi riteniamo che questa decurtazione sia fin troppo importante e per questo vorremmo giocare la partita in sintonia con l’assessora capitolina Meleo proprio per rivedere questa decurtazione.

Tuttavia per Atac c’è un concordato prefallimentare.

Sono due partite diverse perché una riguarda il Comune e l’altra il concordato per Atac come società. Immaginare in questo momento un protagonismo del Campidoglio tramite Atac per l’utilizzazione di questi fondi rappresenta un problema oggettivo molto complicato, soprattutto sulla possibilità di investimenti sulla scorta di un vero piano industriale. Infatti il Comune rivendica più fondi ma per fare che?

Mi pare che la debolezza di questo concordato sia l’assenza di un piano industriale.

Questo non è un problema della Regione, ma porsi il problema di come si utilizzano queste risorse ci riguarda.

Veniamo ora alle cosiddette linee in concessione, la Roma/Giardinetti, la Roma/Lido e la Roma/Viterbo che i 5 Stelle vogliono ricondurre in proprietà al Comune, oltre che in gestione ad Atac come già avviene.

Qui non c’è nessuno scontro, basta attenersi alle leggi. Il decreto ministeriale ha deciso che 150 milioni per l’adeguamento della Roma/Viterbo e 184 milioni per la Roma/Lido vengano attribuiti alle Ferrovie come soggetto attuatore del miglioramento delle due linee. Questa decisione fa seguito ad una classificazione fatta per legge che indica la Roma/Viterbo e la Roma/Lido quali linee di interesse nazionale insieme ad altre 18 presenti su tutto il territorio nazionale. Quindi la partita su a chi vanno queste risorse è risolta dalla legge.

Se poi si vuole riaprire la partita per rivedere questi orientamenti è altro discorso, noi ci atteniamo alla legge.

Sulla Roma Lido c’è poi un altro problema perché è ancora aperto un contenzioso con la Rapt francese sul famoso project financing. Perché il Tar ha riconosciuto a questa società il diritto di rettifica tecnica rispetto al progetto inizialmente presentato e che la Regione ha cassato.

Invece per il trasferimento al Comune della linea tranviaria (di fatto) della Roma Giardinetti abbiamo già avviato il confronto con il Campidoglio.

Da questi dati bisogna partire per ogni vera interlocuzione.

Quindi non possiamo escludere che si ripresenti la possibilità del project financing sulla Roma/Lido.

Io le ho rappresentato la realtà non le possibili conseguenze, per ora le ripeto, ci atteniamo alla legge. 

Un’ultima domanda sulle linee concesse. Lei sa che i lavori della stazione Flaminio, terminale dell’adeguamento dell’intera linea Roma/Viterbo, sono bloccati perché Atac non avrebbe pagato le imprese e la Regione afferma di aver pagato Atac. Fatto sta che resta un cratere nel pieno centro di Roma.

Anche in questo caso partiamo da due dati acquisiti. Il primo evidente è quello di una ferita aperta nel pieno centro della città e questo impone a tutti di completare quell’opera. La seconda riguarda la posizione della Regione espressa nel comunicato dei giorni scorsi che rappresenta il quadro della situazione. Se i fondi sono stati trasferiti dalla Regione alla stazione appaltante Atac che non li ha liquidati alle imprese, il problema è suo. Quindi non è uno scaricabarile perché quanto espresso dalla Regione è inattaccabile e ovviamente la Regione non può pagare un’opera due volte. Partiamo da questi fatti inoppugnabili e cominciamo a ragionare.

Giuliano Longo

 

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