Lavori Metro C, 25 persone a rischio processo

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Sono venticinque le persone che rischiano di andare a processo per i lavori della Metro C di Roma dopo la chiusura delle indagini da parte della Procura di Roma. 

I reati contestati vanno dalla truffa aggravata ai danni di enti pubblici alla corruzione fino al falso. 

Tra i nomi compaiono  l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, l’ex assessore alla Mobilità della Giunta Alemanno Antonello Aurigemma, l’ex assessore della Giunta Marino Guido Improta e l’ex dirigente del ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza ma anche i dirigenti di Roma Metropolitane e Metro C. 

La procura di Roma ha chiuso le indagini, oltre che sull’ex sindaco Alemanno anche sull’ex assessore alla Mobilità Antonello Aurigemma, sul suo successore della giunta Marino, Guido Improta e sull’ex dirigente del ministero delle Infrastrutture, Ercole Incalza.  

Tra gli illeciti individuati  dalla Guardia di Finanza, coordinata dalla procura di Roma  vi è quello  del settembre del 2011, che ha indotto in errore il Cipe, oltre allo Stato, alla Regione Lazio e al Comune, nel  pagamento di 230 milioni di euro, somma che per gli investigatori rappresentava un ingiusto profitto al general contractor di Metro C  «in quanto «non dovuta».  

L’altro episodio contestato  del novembre 2013, riguarda l’erogazione di altri 90 milioni di euro, sempre a beneficio di Metro C autorizzata dalla ginta Marino quale tranche per la prima fase funzionale dei lavori. Erogazione che suscitò le riserve dell’allora asessessora al Bilancio Daniela Morgante, magistrato della Corte dei Conti, che successivamente si dimise. 

Anche in questo caso si tratterebbe di finanziamenti non dovuti perchè frutto di un precedente accordo  transattivo illecito. 

In totale si tratterebbe di un presunto «regalo» da 320 mila euro di fondi pubblici alle imprese private. Inoltre il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Barbara Zuin contestano agli indagati anche alcuni episodi di corruzione legati ad assunzioni di figli e parenti di funzionari pubblici. 

Nei confronti di Alemanno, i pm di Roma contestano i reati di truffa, falso materiale e falso ideologico poiché  l’ex primo cittadino in concorso con l’ex assessore alla Mobilità della sua giunta, Antonello Aurigemma, hanno «attestato il falso» rispondendo alla richiesta del direttore della struttura tecnica di missione del ministero dei Trasporti, Ercole Incalza, di «esprimersi, anche acquisendo il parere dell’avvocatura del Comune, in merito alla fondatezza delle riserve avanzate in corso d’opera dal contraente generale Metro C».  

 Riguardo alla truffa, invece,  Alemanno, Aurigemma e Incalza «inducevano in errore il Cipe e al fine dell’emissione della delibera numero 127 del 11 dicembre 2012 e ciò al fine di procurare un ingiusto profitto al contraente generale Metro C per il finanziamento della somma di 230 milioni di euro come derivante dalla stipula dell’accordo transattivo fra Roma Metropolitane e la stessa Metro C».  

Inoltre alla riunione dell’11 dicembre 2012 «Alemanno presenziava e nel corso della stessa avvalorava (o comunque non smentiva) la veridicità del contenuto della nota a sua firma che quindi veniva inserita nel corpo della delibera Cipe numero 127/12». 

Il danno, in questo caso, riguarderebbe «per lo Stato, la Regione Lazio e il Comune di Roma, enti cofinanziatori della realizzazione della metropolitana» che sarebbero stati vittime di accordi illeciti fra pubblica amministrazione e costruttori. 

Giuliano Longo

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