Sembrava cosa fatta e invece il progetto di ampliamento della discarica Mad di Frosinone non è più così scontato. L’azienda lo vorrebbe, la Regione sembra guardare positivamente a un ampliamento che risolverebbe (temporaneamente) i problemi dello smaltimento dei rifiuti indifferenziati senza, sostanzialmente, cambiare l’assetto gestionale degli invasi. Ma dopo il dialogo avviato da ormai due anni tra le amministrazioni limitrofe alla discarica riunite in un coordinamento utile a creare un fronte comune, un’informazione costante e una presenza qualificata con tecnici al seguito in conferenza dei servizi, di ostacoli sulla strada di questo progetto ne sono stati posizionati tanti, alcuni dei quali difficili da arginare.
Un coordinamento che vede in prima linea il sindaco di Roccasecca Giuseppe Sacco, che dall’inizio del suo mandato ha puntato i piedi, non solo con slogan ma con atti concreti e documenti alla mano. Un lavoro di fino che venerdì, durante la conferenza dei servizi, pare aver fatto aprire gli occhi anche a diversi enti come la Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del MIBAC che questa volta ha comunicato parere negativo all’ampliamento e sopraelevazione della discarica.
Insomma Roccasecca, che sta svolgendo un ruolo da protagonista anche sul fronte SAF, con il problema dei rifiuti da Roma finalmente contrastato e con quello dell’aumento tariffario in questi giorni in discussione, può rappresentare la leva in grado di scardinare un sistema consolidato che negli anni ha penalizzato gli ignari cittadini nel silenzio assoluto della politica.
Diversi e circostanziati i no alla sopraelevazione: il primo è quello relativo all’esistenza, presso la Provincia di Frosinone, del procedimento ex Art.244 DLgs.vo 152/2006 per la potenziale contaminazione del sito della discarica ex Art.242 e seguenti. L’Amministrazione Provinciale di Frosinone con Nota prot.n. 20704 del 20.02.2014 ha avviato un procedimento a seguito della Nota dell’ARPA Lazio del 22.01.2014, Prot. n. 4739, con la quale veniva segnalato il superamento dei livelli CSC (Concentrazione Soglia Contaminazione) di cui alla tabella allegato 5, Parte Quarta del DLgs.vo 152/2006, relativamente al sito della discarica. Un procedimento che, dopo lo svolgimento di un Tavolo Tecnico nel Luglio 2017, non si è ancora concluso. La domanda sorge quindi spontanea: se non si è certi che la discarica esistente non provochi danni all’ambiente, come si può pensare di autorizzare un ampliamento?
Dettagliati anche gli altri “no” presentati dal Comune di Roccasecca che insiste soprattutto sul contrasto con il piano regolatore cittadino. Nel 2009 infatti è stata adottata una variante al Prg per effetto della quale i suoli dove si trova l’impianto di discarica risultano a destinazione agricola.
A questo si aggiunge il PTPR Lazio, Tavola B, che include l’area dell’impianto nelle zone definite come “aree agricole identitarie della campagna romana e delle bonifiche agrarie” di cui all’art.42 delle NTA del Piano.
Il sindaco Sacco, in conferenza di servizi, ha puntato tanto anche sulla qualità dell’aria con il suo Comune che, sempre dalla Regione Lazio, è stato inserito nel Piano di risanamento della qualità dell’aria nella classe 1, ossia tra quei comuni dove, per l’entità dei superamenti dei limiti di legge, la situazione viene considerata grave e la popolazione a rischio. Una qualità dell’aria pessima che il sindaco imputa alla presenza dell’impianto che per tali ragioni, sostengono da Roccasecca, non dovrebbe essere ampliato ma chiudere una volta esaurito (cosa che avverrà a breve.)
L’asso nella manica dei fautori del No è stato però rappresentato dallo studioEras svolto dal DEP Lazio sulle ricadute sanitarie nei confronti della popolazione residente in aree interessati dalla presenza di impianti per il trattamento e smaltimento dei rifiuti soliti urbani. In quello studio si dichiara apertamente che a Roccasecca “l’aumento della morbosità per malattie respiratorie è coerente con le indicazioni della letteratura scientifica e può avere un nesso di causalità con le esposizioni ambientali” .
La Regione ha dato ora alla MAd 60 giorni di tempo per rispondere a queste eccezioni. Essere convincenti sarà però molto molto difficile.