Il Pd che vuole Zingaretti: «Meno Macron e più equità»

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“Si riparte da un ripensamento della nostra collocazione politica. Occorre rimettere al centro la nostra ragione di esistenza: la giustizia e lo sforzo di chiudere la forbice tra chi ha e chi non ha. E’ superato il vecchio partito burocratico e pedagogico, ma anche l’inconsistenza attuale di un partito che ha perso il senso di una comunita’. Ci sono ancora tanti splendidi militanti ma il tono generale lo danno le correnti, i feudatari locali, la preoccupazione sui destini personali. Dobbiamo stare nelle strade e nei luoghi della vita, insieme finalmente a una presenza autonoma e forte nella Rete, dove non abbiamo mai investito”. E’ il Partito democratico che immagina Nicola Zingaretti. Per il candidato alla segreteria dem “Veltroni ha detto molte parole sagge e sincere. Per riacquistare il popolo e i sogni occorre marcare una nostra autonomia politica e culturale: ci vuole una nuova agenda che tenga finalmente insieme crescita ed equita’. L’Italia per tanti aspetti e’ degradata. L’Europa anche”. “Ci sono tanti” cittadini – spiega in una intervista a repubblica – “che non hanno votato o hanno votato 5 Stelle che erano nostri elettori e a certe condizioni possono essere ampiamente recuperati. Quelli che esprimono rabbia nei nostri confronti, e che non sono fanatici o pregiudizialmente nemici, pensano con qualche ragione che ci siamo chiusi troppo nella dimensione del governo, in pratiche elitarie, abbandonando la fatica di mettere le mani nel ‘fango’ della societa’. Non so cosa ne verra’ fuori: la mia intenzione e’ comunque di affrontare con le nostre ragioni la complessita’ di un popolo che per certi aspetti e’ tornato a essere plebe subalterna. E’ difficile. Ma qui e’ il nodo e qui si salta”.

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