La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per una ventenne milanese nell’ambito di uno dei filoni di indagine che erano stati aperti sul fenomeno del cosiddetto ‘Blue Whale’, un gioco sul web dall’origine e dai contorni incerti, di cui tanto si e’ parlato sui media nei mesi scorsi, fatto di 50 prove tra cui atti di autolesionismo, che puo’ spingere le vittime adolescenti fino al suicidio e che e’ anche a rischio emulazione.
L’udienza preliminare a carico della giovane – accusata non piu’ di istigazione al suicidio (accusa contestata in un primo momento) ma di violenza privata e di stalking – iniziera’ il prossimo 21 novembre davanti al giudice Anna Magelli. Stando alle indagini, coordinate dal pm Cristian Barilli, la ragazza avrebbe convinto, via Instagram, una ragazzina di 12 anni ad infliggersi alcuni tagli e ad inviarle le foto, come primo step di una serie di prove di coraggio. Per una serie di altri fascicoli aperti nei mesi scorsi, dopo i molti esposti di genitori e insegnanti che temevano che i propri figli o alunni fossero caduti nella rete della ‘Balena Blu’, il pm chiedera’, invece, l’archiviazione. Le indagini, infatti, non hanno dato riscontri su presunti istigatori di atti di autolesionismo compiuti da adolescenti e hanno portato a concludere che un numero crescente di denunce da parte di famiglie e scuole era riconducibile a una sorta di “psicosi” che si e’ creata attorno al fenomeno.