Quindicenne muore di meningite: il caso a Roma

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“Ieri sera è deceduto un ragazzo di 15 anni presso il reparto di terapia intensiva pediatrica del Policlinico Umberto I di Roma. Il ragazzo era stato ricoverato nella mattinata dello stesso giorno. Le cause del decesso sono dovute ad una sepsi meningococcica. Sono immediatamente scattate, seguendo i protocolli clinici, le procedure di profilassi presso i famigliari del ragazzo e gli amici che erano stati in contatto.

La profilassi è stata estesa anche presso la scuola frequentata dal ragazzo nel territorio della Asl Roma 2, l’Istituto alberghiero Amerigo Vespucci nel IV municipio. Inoltre è stato contattato anche il MIUR per estendere la profilassi anche alle persone entrate in contatto con il ragazzo attraverso una stage formativo svoltosi nei giorni scorsi. La macchina della profilassi è stata attivata immediatamente sia a cura della Asl Roma 1 che della Asl Roma 2. Si è in attesa del responso analitico rispetto all’identificazione del sierotipo del meningococco inviato presso l’INMI Spallanzani e notificato presso il servizio di sorveglianza SERESMI. Il ragazzo non risulta vaccinato per la meningite. I tecnici della Asl Roma 2 si sono inoltre recati presso l’istituto Alberghiero per incontrare docenti e studenti spiegando loro quali siano le corrette procedure e indicazioni antibiotiche da seguire. La situazione è sotto controllo e per un puro principio di precauzione, nonostante il rischio sia estremamente limitato, si sta consigliando la profilassi a tutte le persone entrate in contatto con il ragazzo. Ai famigliari e gli amici del giovane va la piena solidarietà e vicinanza in questo momento di grande dolore”. Lo comunica in una nota l’Assessorato alla Sanità e l’Integrazione Sociosanitaria della Regione Lazio.

LA MENINGITE

La meningite torna a far paura. L’incremento di nuovi casi negli ultimi tre anni, a partire dal focolaio che si e’ sviluppato in Toscana, ha riportato al centro dell’attenzione una patologia che nella percezione comune sembrava pressoche’ scomparsa. E che invece continua a mietere vittime. Anche oggi un nuovo caso: un ragazzo di 15 anni morto al policlinico Umberto I di Roma. Ma che cos’e’, come si previene e, nel caso, quali sono i sintomi? La meningite, si legge sulla scheda dell’Istituto Superiore di Sanita’, e’ un’infiammazione delle membrane (le meningi) che avvolgono il cervello e il midollo spinale. La malattia e’ generalmente di origine infettiva e puo’ essere virale, batterica o causata da funghi. La forma virale, detta anche meningite asettica, e’ quella piu’ comune: di solito non ha conseguenze gravi e si risolve nell’arco di 7-10 giorni. La forma batterica, quella tornata a colpire in questi mesi, e’ piu’ rara ma estremamente piu’ seria, e puo’ avere conseguenze fatali. Il Neisseria meningitidis (meningococco) alberga nelle alte vie respiratorie (naso e gola), spesso di portatori sani e asintomatici (2-30% della popolazione). E’ stato identificato per la prima volta nel 1887, anche se la malattia era gia’ stata descritta nel 1805 nel corso di un’epidemia a Ginevra. Si trasmette da persona a persona attraverso le secrezioni respiratorie. Il meningococco e’ un batterio che risente delle variazioni di temperatura e dell’essiccamento. Dunque, fuori dell’organismo sopravvive solo per pochi minuti. La principale causa di contagio e’ rappresentata dai portatori sani del batterio: solo nello 0,5% dei casi la malattia e’ trasmessa da persone affette dalla malattia. Esistono 13 diversi sierogruppi di meningococco, ma solo sei causano meningite e altre malattie gravi: piu’ frequentemente A, B, C, Y e W135 e molto piu’ raramente in Africa, X. In Italia e in Europa, i sierogruppi B e C sono i piu’ frequenti. I sintomi non sono diversi da quelli delle altre meningiti batteriche, ma nel 10-20% dei casi la malattia e’ rapida e acuta, con un decorso fulminante che puo’ portare al decesso in poche ore anche in presenza di una terapia adeguata. I malati di meningite o altre forme gravi sono considerati contagiosi per circa 24 ore dall’inizio della terapia antibiotica specifica. La contagiosita’ e’ comunque bassa, e i casi secondari sono rari.

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