Ama, un piano alternativo alla discarica di servizio

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Il centro della discussione sui rifiuti di Roma resta sempre quello: fare una discarica di servizio, perche’ la Capitale deve tornare a chiudere il suo ciclo di gestione all’interno dei propri confini. La Regione lo ha ribadito piu’ volte ma il Campidoglio continua a rispondere picche. In mezzo c’e’ l’Ama che, a dispetto dell’alta produzione di rifiuti indifferenziati da parte dei cittadini romani (865mila tonnellate e’ la previsione nel piano finanziario di gestione del servizio rifiuti per il 2019), ha deciso di non inserire la necessita’ di una discarica nelle linee guida del proprio piano industriale. Questo perche’ l’azienda, secondo quanto risulta all’agenzia Dire, ha in mente un modello articolato in parte sull’uso di nuove tecnologie, in parte su accordi e aggregazioni industriali capaci di ‘risparmiarle’ la necessita’ di dotarsi di questo tipo impianto di smaltimento, che a Roma e’ visto come fumo negli occhi dopo la quarantennale esperienza di Malagrotta. Il protagonista di questo nuovo corso sara’ un ‘vetrificatore’, cioe’ un impianto nel quale entrera’ tutto quel rifiuto indifferenziato non piu’ recuperabile, prevalentemente ‘umido’ perche’ in un precedente passaggio nelle Fabbriche di Materiali (evoluzione degli attuali tmb) saranno estratti metalli e plastiche, e gli scarti finali del processo al quale sara’ sottoposto saranno dei grani di vetro utilizzabili per l’edilizia (ad esempio mattonelle). Questa tecnologia (denominata Isotherm) gia’ esiste in Italia, si tratta di un’ossicombustione “flameless” cioe’ senza fiamma perche’ per il trattamento dei rifiuti viene utilizzato l’ossigeno puro anziche’ con l’aria. A Gioia del Colle, in provincia di Bari, da qualche anno c’e’ un impianto dimostrativo della societa’ Itea del gruppo Sofinter che produce vapore ed energia elettrica utilizzando non solo i rifiuti urbani, ma anche quelli industriali, gli olii pesanti, i gas acidi, il pet coke e i carboni poveri.

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