Finiscono in una pratica di prima commissione del Csm le dichiarazioni rilasciate da Alfonso Sabella alla notizia di alcuni incarichi legali di recupero crediti all’Asl di Civitavecchia di Virginia Raggi, neosindaco di Roma. Sabella, magistrato ed ex assessore alla legalità nella Giunta guidata da Ignazio Marino e possibile capo di gabinetto in caso di vittoria di Roberto Giachetti, aveva parlato di avviso di garanzia come atto dovuto.
Le sue dichiarazioni sono finite in un fascicolo di prima commissione già aperto ad aprile, dopo alcune sue esternazioni alla trasmissione l’Arena su affittopoli. In effetti le esternazioni di Sabella sulla Raggi erano apparse sull’Huffington Post diretto da Lucia Annunziata il 16 giugno, quindi a pochi giorni dal voto. Ma la vicenda di Civitavecchi era stata riportata il giorno precedente da Fatto Quotidiano nel contesto di un articolo sulla malagestione di quella Asl.
Nell’intervista all’Huffington il magistrato affermava che sarebbe stato “un atto dovuto” “un avviso di garanzia” a Virginia Raggi per la vicenda degli incarichi ottenuti alla Asl di Civitavecchia e delle relative autocertificazioni relative ad poco più di un migliaio di euro realmente percepito dalla Raggi. Nel pieno della campagna elettorale e le dichiarazioni di Sabella erano dilagate su facebook sino alla domenica del voto riportate dai supporters di Giachetti. In una lettera al direttore Marco Travaglio del 19 giugno, ad urne non ancora aperte, Sabella spiegava al quotidiano molto vicino alle Procure, che le sue esternazioni riprese da agenzie e siti, erano state semplificate.
«Purtroppo -aggiungeva- l’articolo pubblicato online sull’Huffington Post per ragioni di semplificazione giornalistica, non è stato così puntuale e il redattore ha qualificato come atto dovuto non l’iscrizione nel registro degli indagati, ma l’avviso di garanzia, che va emesso solo laddove ve ne sia la necessità processuale».
Secca la risposta di Travaglio. «Noi apprezziamo Alfonso Sabella da quando pm a Palermo rischiava la pelle per catturare i più efferati boss latitanti di Cosa Nostra. Sappiamo il prezzo che ha pagato quando, capo dell’ispettorato del Dap, bloccò la trattativa Stato-mafia sulla dissociazione. E l’abbiamo seguito con simpatia quando, messosi in aspettativa, divenne assessore alla Legalità della giunta Marino dopoMafiaCapitale. Ma vederlo ora rilasciare interviste a destra e a manca come un Orfini o un Romano qualunque, e intimare alla Procura di Roma di inviare un “avviso di garanzia”alla Raggi per “falso i d e o lo g i c o ”addirittura come “atto dovuto” (gli avvisi di garanzia non sono mai dovuti, salvo che per atti assistiti da un legale), dopo aver accettato una fumosa consulenza con Palazzo Chigi e pure la bizzarra candidatura a eventuale capo di gabinetto di Giachetti, mette tristezza».
Giuliano Longo