Rai Uno, intervista ad Edoardo Purgatori alias Emiliano di Un medico in famiglia 10

Un anno di svolta per l'attore romano che sarà anche nel cast della serie "Tutto può succedere 2", e nei film "Il confine" e "Quando corre Nuvolari". Sarà impegnato anche a teatro nel mese di dicembre

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Edoardo Purgatori - Fotoritratto di Michael Wharley
Edoardo Purgatori - Fotoritratto di Michael Wharley

Un anno nel segno di Edoardo Purgatori. L’anno della svolta, dei ruoli importanti, da adulto. Fiction e film per cinema e tv che ci accompagneranno per diversi mesi, oltre a un progetto teatrale di spessore. Il giovane attore romano (classe 1989) si prepara a fare il salto di qualità. «Non posso nasconderlo, è un buon momento, sono molto contento e soddisfatto, sto raccogliendo il lavoro e i sacrifici fatti in tanti anni».

Lo stiamo vedendo in tv in questi giorni nella decima edizione di “Un medico in famiglia”, la popolare fiction di Rai Uno con Lino Banfi, che andrà in onda anche mercoledì e giovedì, dopo la messa in onda delle prime puntate che hanno raccolto in media oltre 4 milioni di telespettatori, battendo le serie rivali di Canale 5 (“Rimbocchiamoci le maniche” con la Ferilli e “Squadra Antimafia 8”). «Abbiamo avuto un buon inizio con questa decima stagione – conferma Edoardo Purgatori, che in “Un medico in famiglia” veste i panni di Emiliano Lupi -. Non era facile battere la concorrenza. Ora ci saranno due puntate in cui tornerà anche il mio personaggio. Per me è la terza stagione, è stato un bel percorso. Nelle prossime puntate il pubblico vedrà Emiliano, che era scomparso da Parigi e dopo un anno riapparirà a Roma. È stato in una clinica di recupero per tossicodipendenti, ma ha ancora dei conti in sospeso. Al suo fianco c’è Ginevra, Anna è presa da altro, ma tra i due c’è sempre un forte legame. Non voglio dire di più! Il mio personaggio è invischiato in problematiche di droga, tematiche scomode e attuali, ma credo che la fiction affronti tutto nel modo giusto, senza pregiudizi e in maniera educativa».

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Cosa ha rappresentato per lei questo personaggio? «È stato un bel biglietto da visita per essere riconsciuto a livello lavorativo, a partire soprattutto dalla prima stagione che ho girato. In molti si sono riconosciuti nella storia d’amore tra me ed Anna, la vedevano e vivevano in prima persona. Giovedì sarò anche in diretta sui social (live su Twitter #Medico10) dagli studi Rai per commentare proprio con i fan la puntata, per cui avrò modo di scambiare con loro opinioni e commenti».

Com’è lavorare con un cast attori di grande spessore? «Sul set c’è un clima bellissimo, sono tutte persone squisite, e poi c’è la fortuna e la voglia di imparare tanto da Lino Banfi, Giulio Scarpati e Milena Vukotic».

Da una grande famiglia a un’altra, visto che farà parte del cast di Tutto può succedere 2… «Un’altra fiction di Rai Uno che andrà in onda nella primavera del 2017 per la regia di Lucio Pellegrini, anche qui con un grande cast e ritroverò alcuni amici oltre che colleghi. Sarò Valerio, un pediatra, quindi avrò un ruolo più adulto, nuovo e sono davvero contento di questo passaggio».

Com’è invece la sua famiglia reale? «Mia madre è tedesca, mio padre italiano. Lei è una storica d’arte e attrice, lui è un giornalista e sceneggiatore. Ho un fratello più piccolo che invece ama la regia e la scrittura e sta per partire per gli Usa, e una sorella sempre più piccola di me che invece studia all’università. Siamo molto uniti. È con la mia famiglia che ho imparato a respirare l’arte in tutte le sue forme, il contesto crea sempre una possibilità. Per noi la domenica tipo era al museo a giocare con la pittura o la creta, oppure a casa a seguire la Roma di cui sono tifoso, o ancora al cinema e poi a mangiare una pizza».

Romano doc… «Sono nato e cresciuto a Roma, tifo per i giallorossi. Amo questa città, nel bene e nel male, è la più bella che ci sia, peccato per i problemi che ha, altrimenti sarebbe un paradiso. Devo dire però che io giro molto, ho vissuto e vado spesso sia in Germania che in Inghilterra, qui ho frequentato uno stage di recitazione, volevo andare e lavorare all’estero fin da giovanissimo».

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E parlando bene l’inglese e volendo lavorare anche in America Edoardo ha scelto anche un nome d’arte “straniero”, Ed Hendrik, conservando le origini del nome materno. Come ha iniziato a recitare? «Per caso, un po’ per gioco quando andavo a scuola, avevo 12-13 anni, ma ho capito subito che per me era davvero una grande passione, non un semplice hobby. Sono cresciuto guardando i film di De Niro, Al Pacino e Marlon Brando».

Quali sono le sue passioni oltre alla recitazione? «Mi piace fare sport in mezzo alla natura, come surf, snowboard e poi adoro il pugilato. Mi piace leggere, andare alle mostre e al cinema, anche da solo. Sono un tipo curioso, che ama l’avventura. Mi piacciono le serie televisive, in questo momento la preferita è “Stranger Things” che ho visto su Netflix».

È anche impegnato nel sociale proprio con Eleonora Cadeddu (Annuccia di “Un medico in famiglia”)… «La beneficenza si fa e non si dice, però questo progetto è bello e importante. Siamo i testimonial per un triennio, che finisce quest’anno, di “Leo4Children”. Una raccolta fondi andata benissimo e con cui abbiamo cercato di portare nei reparti di pediatria di tanti ospedali italiani il necessario per rendere la degenza ai piccoli meno triste e difficile. Ci siamo impegnati attivamente non solo andando in ospedale a consegnare i kit ludici o di altro materiale di cui c’era bisogno, in base alle singole esigenze delle strutture, ma anche vendendo in piazza e raccogliendo contributi per il progetto».

E di progetti personali e lavorativi Edoardo Purgatori ne ha tanti. Lo vedremo in tv nel film in due puntate “Il Confine” di Carlo Carlei che uscirà entro la fine dell’anno. «È un film sulla prima guerra mondiale – racconta -, una gran bella storia, sono onorato di averne fatto parte».

Oltre alla serie “Tutto può succedere 2”, a gennaio 2017 sarà al cinema con “Quando corre Nuvolari”, sarà un piccolo regalo proprio per il suo compleanno (14 gennaio, ndr).
Per chi volesse vederlo dal vivo, sarà al teatro Argot di Roma dal 6 al 18 dicembre con “Maratona di New York” di Edoardo Erba, per la regia di Maurizio Pepe.
«Ci tengo molto a questo lavoro che portiamo avanti con la mia compagnia Teatrale “The Shape of Water”, il nome non è stato scelto a caso, mi piace l’idea dell’acqua che prende ogni forma, un po’ come l’attore. Siamo un gruppo di persone con la stessa visione, e questa compagnia vorrei lasciarla come eredità».

Sogni nel cassetto? «Lo sto vivendo il mio sogno, che poi era quello di fare l’attore. I sogni non devono restare chiusi nei cassetti e poi guardarli ogni tanto, bisogna viverli».