Monterotondo, l’intervento del sindaco Alessandri

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2037

A quasi due anni dalla sua istituzione, la Città metropolitana di Roma Capitale arranca ancora alla ricerca di una sua identità. Identità intesa in senso formale, che sostanzi maggiormente sul piano operativo le funzioni attribuite all’ente dalla riforma. Identità in senso culturale, che riequilibri, integri e armonizzi il ruolo “centripeto” naturalmente esercitato da Roma e dalle sue Istituzioni.
Dal particolare punto d’osservazione che il ruolo di vicesindaco metropolitano mi ha concesso in questi due anni, ho potuto rendermi perfettamente conto quanto sia ancora necessario lavorare affinché si affermi una visione “comunitaria” della metropoli, oggi ancora tutta in divenire.

Una visione necessaria per l’hinterland romano, altrimenti non valorizzato in una logica d’area estesa e limitato, invece, ad una serie di aggregati urbani e di insediamenti produttivi costretti a relazionarsi in maniera passiva ed estemporanea con l’Urbe. Necessaria inoltre per la stessa Roma, nell’ottica di un decentramento di servizi, di opportunità, di funzionalità, in grado di alleggerire la pressione a cui è sottoposta la città e di mettere a sistema  un territorio affine, naturalmente e storicamente legato ad essa. Un esempio di come tale visione sia ancora tutta da costruire lo ha dato la decisione, assunta in maniera unilaterale dal Campidoglio, di ritirare la candidatura di Roma ad ospitare le Olimpiadi del 2024. Tra le ragioni che mi fanno ritenere sbagliata tale scelta cito soltanto l’occasione persa di poter ampliare e potenziare, grazie ai finanziamenti e agli investimenti privati, il sistema di infrastrutture viarie e sportive di tutto il territorio metropolitano. Si sarebbe dovuto puntare a governare un processo, non spaventarsi di fronte all’eventualità di farlo. In ogni caso non si sarebbe dovuto escludere, dalla scelta e prima ancora dal dibattito a riguardo, la Città metropolitana e, con essa, le comunità locali intimamente legate alla Città Eterna da una contiguità che non è solo territoriale.

Comunità locali come quella di Monterotondo, di cui da sette anni sono sindaco. Una città che, con la forza delle sue ragioni, della sua capacità di confrontarsi con rispetto istituzionale, ha saputo mobilitarsi e impedire che il suo ospedale venisse chiuso, sette anni fa, dal decreto 80 della presidente regionale Polverini. Un Comune che, nonostante le oggettive difficoltà dei tempi, ha saputo ripensare se stesso intercettando con capacità e buoni progetti risorse europee, decentrando servizi, valorizzando le periferie, recuperando aree dimesse e degradate. Che investe in cultura, apre un teatro e due musei, ristruttura le sue scuole e ne inaugura di nuove. Che a differenza di altre situazioni, grazie ai Mondiali di Nuoto del 2009 ha trasformato la sua piscina comunale in un moderno, efficiente ed invidiabile stadio del Nuoto.  Una città, la mia, la nostra, in cui non mancano certo problemi, aggravati dalla forte evasione tributaria (pur contrastata da un piano di rientro), che ad oggi penalizza i servizi. Penso al decoro e alla pulizia urbana oggi non garantita nella misura in cui la città è abituata. Alla raccolta differenziata non ancora estesa in tutti i quartieri ma a cui continuiamo a puntare e che contiamo comunque di riuscire ad raggiungere. Ad un trasporto urbano non ancora ai livelli che lo sviluppo cittadino necessiterebbe. Alti e bassi, quindi, eccellenze e criticità, come in qualunque altro Comune della Città metropolitana, tutti alle prese con sfide che non si possono vincere in assenza di una logica di rete, di una governance metropolitana che sia effettiva e non nominale. Penso al ciclo dei rifiuti, a sistemi di mobilità maggiormente integrati, ad un piano di sviluppo strategico, a sistemi di gestione di servizi in una rete ampia, territoriale, metropolitana. Di tutto questo noi oggi paghiamo ancora l’assenza.

Un impegno preciso che assumo, nel ricandidarmi al Consiglio metropolitano nella lista “Le Città della Metropoli”, insieme a tanti altri validissimi sindaci e consiglieri comunali, è allora proprio quello di contribuire a questa inversione di prospettiva, alla costruzione di una identità metropolitana che certamente riconosce a Roma , come l’etimo di “metropoli” suggerisce  – dal greco mèter madre, pólis città – il ruolo di “città madre”, ma che renda  imprescindibile il contributo di tutti gli altri suoi Comuni alle scelte collettive, siano esse finalizzate a risolvere criticità quanto a cogliere opportunità di crescita e sviluppo. Per fare in modo che la Città metropolitana sia una Comunità, non soltanto una legge o un ente.

Mauro Alessandri

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