Rifiuti, Buschini: «Urge discarica di servizio per Roma»

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Era atteso l’intervento dell’assessore all’ambiente Mauro Buschini alla Pisana perché oltre a placare le acque sulla vendita di Lazio Ambiente, doveva chiarire la posizione della giunta Zingaretti soprattutto in merito ai rifiuti della Capitale. Ma andiamo per ordine. Intanto viene ribadito il “No” ad un  nuovo impianto di termo- valorizzazione (oltre a quelli di Colleferro e san Vittore) come indicato (e non solo proposto, si badi bene) dal Governo nella persona del ministrato Galletti. Ma il nodo appare irrisolto perché Buschini ci gira intorno e afferma «è sempre preferibile, prima di compiere la scelta di nuovi impianti, considerare quelli esistenti ed in esercizio e verificare la possibilità di un loro efficientemente».

I DUE IMPIANTI DI COLLEFERRO E SAN VITTORE

Che in soldoni significa solo ampliare e rendere più efficienti i due impianti e soprattutto quello obsoleto di Colleferro, mentre  per il terzo impianto il cavallo può campare sino alla nuova amministrazione che uscirà dalle regionali del 2018. Secondo Buschini però la produzione dei rifiuti urbani nel 2015 «si stima possa attestarsi a circa 3.026.000 tonnellate. Rispetto all’anno precedente si registra un decremento dell’1,8%» e «nel quinquennio 2010-2015 i rifiuti urbani, generati nella Regione Lazio, sono quindi diminuiti di oltre 400.000 tonnellate, equivalenti al meno 11%». Inoltre «dalle informazioni preliminari acquisite emerge, nel 2015, un significativo incremento della raccolta differenziata, che ha raggiunto il 34% nella nostra regione». Insomma un bel quadretto se non fosse che i due terzi dei rifiuti laziali li produce Roma e qui non pare che le cose filino lisce come l’olio.

BUSCHINI E LA CITTA’ METROPOLITANA

Anche in questo caso Buschini la prende alla larga e comincia a parlare dei rifiuti nella Città Metropolitana di Roma dove «nonostante i buoni risultati della raccolta differenziata e la tendenza a progredire nella diminuzione dei rifiuti indifferenziati, ancora nel 2016 si stima un fabbisogno di smaltimento di circa 783.000 tonnellate». Purtroppo l’assessore non spiega che il 90%  di quel ‘fabbisogno di Smaltimento’ è dovuto solo a Roma. E’ a questo punto che Buschini pur continuando a citare  la Città Metropolitana, che per ora conta come i cavoli a merenda, ammette che «possa determinarsi alla individuazione di almeno un sito di discarica a servizio dei TMB presenti e operativi nel suo territorio». Eh si, i tempi stringono perché la Regione  ha già consentito il conferimento di rifiuti indifferenziati raccolti a Roma, in TMB di altre province laziali; ha rinnovato un accordo con la Regione Abruzzo per trasferire rifiuti indifferenziati di Roma fuori regione e infine ha consentito, a condizioni di temporaneità, il trasferimento all’estero di quantitativi di rifiuti indifferenziati. Che significano circa 1.000 tonnellate al giorno di rifiuti urbani da trattare e recuperare che emigrano verso altri lidi. Per cui «non è più sostenibile e anzi, è inaccettabile, che ogni anno oltre un milione di tonnellate di nostri rifiuti siano trattati, valorizzati e smaltiti fuori dai nostri confini».

LA REGIONE LAZIO E L’AMBIENTALISMO UTOPICO

Siccome poi questa operazione costa un botto ai contribuenti, risulta ancora più incomprensibile l’opposizione della Regione al terzo impianto di termovalorizzazione, visto che in Italia e all’estero  lavorano a pieno ritmo la nostra monnezza, producono energia e ci fanno un bel po’ di soldi. Mistero della fede ecologista.
Quindi, ‘End of Waste’, cioè non più ‘rifiuti’ bensì ‘prodotti’ da destinare a utili impieghi’, dice Buschini che ormai ha sposato le tesi dell’ambientalismo estremo ed utopico dei 5stelle. Una ipotesi a breve e medio termine che nemmeno la contestata  assessora capitolina Muraro condivide, tanto che si dice da subito favorevole alla discarica di servizio.
Se la relazione Buschini tende a guadagnar tempo in attesa delle decisioni della Capitale, altro capitolo riguarda la vendita di Lazio Ambiente che non avverrà «con un semplice rogito notarile, perché abbiamo il dovere di preservare il valore dell’investimento sociale di quel territorio e di quelle comunità locali, il dovere di salvaguardare l’ambiente e le buone pratiche ecologiche, il dovere di assicurare ai lavoratori un futuro produttivo sereno. Abbiamo ricapitalizzato la società con 12.600.000,00 euro per garantire continuità e per metterla in sicurezza, dopo momenti difficili». Come dire, di soldi la Regione ne ha già messi in questi 5 anni dalla costituzione della società dalle ceneri del Consorzio Gaia e pure tanti. Quindi si salvi l’occupazione, ma per la vendita delle quote game over.

Giuliano Longo

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