Civitavecchia, sull’ossidatore di armi ancora nessuna decisione

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Se ne sa poco ancora oggi e secondo il Gruppo di Intervento Giuridico Onlus, è uno dei segreti meglio custoditi in Italia e all’Estero. Le armi chimiche, nonostante il Protocollo internazionale di Ginevra (1925) ne abbia vietato l’utilizzo, sono state usate nella prima e nella seconda guerra mondiale e vengono ancora prodotte, ma pochi sanno che parte di queste sono state stoccate nei pressi di Civitavecchia, al Comprensorio militare S. Lucia. Dallo stoccaggio si vorrebbe quindi passare a un ossidatore termico, cioè un particolare inceneritore, per distruggere l’arsenale chimico attualmente racchiuso in monoliti di cemento presso il Centro tecnico logistico interforze, nucleare, batteriologico e chimico dell’Esercito alle falde dei Monti della Tolfa. Da anni fioccano le proteste delle istituzioni locali e le interrogazioni parlamentari nel timore che in quell’area finiscano per venir stoccate anche le armi chimiche sottratte con un accordo internazionale al governo siriano, coinvolto da anni in una devastante guerra civile. Il rischio è che questo impianto di ossidazione comprometta ulteriormente un territorio dove è già presente l’impianto di Torrevaldaliga che brucia 4 milioni di tonnellate annue di carbone, cui va aggiunta l’attività del porto e di altri insediamenti industriali. La questione è approdata ancora una volta in Parlamento con una interrogazione della on. Marietta Tidei presentata con il capo gruppo Moscatt e l’on. Minnucci. La risposta è arrivata in Commissione Difesa dove il Governo ha chiarito che sull’ossidatore nessuna decisione definitiva è stata presa, ma che è in corso uno studio esplorativo che verrà comunque portato all’attenzione delle istituzioni locali. Risposta in parte soddisfacente perché la on. Tidei ha ribadito la sua contrarietà «rispetto a qualsiasi ipotesi di un ossidatore di armi sul nostro territorio. Pur comprendendo che la convenzione di Parigi (quella sulle armi chimiche,ndr) vada ottemperata – ha proseguito- mi auguro che si individui una soluzione alternativa perché, come ho avuto modo di esplicitare al rappresentante del Governo, il nostro è un territorio già fortemente compromesso da diversi fattori di pressione ambientale. Continueremo a sollecitare il Governo per individuare una soluzione alternativa e per coinvolgere il territorio nelle sue decisioni». Nel frattempo, questa è la novità importante, verranno rimossi i monoliti di cemento che contengono le sostanze pericolose.

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