“Caro direttore , sono Gilda Tucci, nipote di Giuseppe Tucci antropologo ed etnologo.
Ti scrivo a proposito del trasferimento del Museo di Arte Orientale, dalla storica sede di Palazzo Brancaccio al Museo Pigorini dell’Eur. Sono l’unica rimasta della famiglia in quanto anche mio padre è stato figlio unico come me.
Il mio solo interesse è quello di salvaguardare l’opera e la figura del nonno. La verità è che non mi fido molto di progetti se pur ambiziosi di la da venire e delle scelte di politica culturale della Pubblica Amministrazione.
Il trasferimento dovrebbe avvenire in un arco di tempo di 2 o 3 anni. Mi dicono che il 40 % delle opere saranno fruibili a gennaio 2018 con una mostra temporanea. Attendo di avere un colloquio con il direttore del Museo delle Civiltà, Filippo Maria Gambari per doverosi chiarimenti in merito.
Quando anni fa fu proposto di dedicare una strada a Tucci ci fu una levata di scudi soprattutto dalla comunità ebraica e da alcuni deputati poiché insieme ad altri scienziati e studiosi firmò il Manifesto della razza come fece Giorgio Bocca, fascista diventato partigiano l’8 settembre 1943 data dell’armistizio e ancora Padre Agostino Gemelli , Amintore Fanfani , Giovannino Guareschi , Giovanni Papini, Romolo Murri, Giovanni Gentile con cui nel 1933 fondò l ‘ISMEO ( Istituto Italiano per il Medio e Estremo Oriente).
Il nonno fu studioso del lontano oriente, esploratore, archeologo uomo di cultura che seppe accostarsi ai popoli con cui ebbe la fortuna di entrare in contatto con uno spirito rispettoso delle tradizioni locali e ciò gli valse l’amicizia e il rispetto delle genti. Non si pose come un colonizzatore occidentale ma come un fratello approdato in terre per lui e per i più nuove con l’unico obiettivo di capire, aiutare, descrivere .
Accusato di aver firmato il Manifesto, contemporaneamente frequentava l’esclusivo salotto di intellettuali della Regina Maria Josè di Savoia, notoriamente ostile al Regime. Si adoperò, riuscendoci, per salvare lo psicoanalista tedesco Ernst Bernhard ebreo in attesa di deportazione verso un campo di sterminio in Polonia.
Quattordici spedizioni, quarantamila km percorsi a piedi, conosceva perfettamente un’infinità di lingue fra cui il cinese, il giapponese, il tibetano, l’ebraico, il sanscrito. Ha ricevuto onorificenze in tutto il mondo fra le quali Officier de la Legion d’Honneur, socio onorario dell‘Accademia Imperiale del Giappone, Ordine di II Classe della Corona (Iran), Accademico d’Italia , Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana e molte altre , come innumerevoli sono state le sue lauree honoris causa. Tucci compare anche nella trama di un recente film di Francis Ford Coppola «L’altra giovinezza» tratto dall’omonimo romanzo di Mircea Eliade, storico delle religioni, antropologo che conobbe a Calcutta. Ha conosciuto i grandi della terra: il Mahatma Gandhi, Nehru, Indira Gandhi, Madre Teresa di Calcutta. Autore di circa 360 pubblicazioni è considerato il più grande orientalista del mondo.
Vorrei che l’Italia fosse orgogliosa di aver dato i natali a uno a un uomo di tanta levatura e si comportasse come si conviene ma temo che i preziosi reperti da lui raccolti finiscano a marcire negli scantinati di qualche museo come troppo spesso accade e che gli splendidi progetti decantati si perdano nel nulla. Non starò a guardare”.
Gilda Maria Tucci