La più recente rilevazione dell’Istituto Piepoli sulle intenzioni di voto ne Lazio, che riproduciamo all’inizio dell’articolo, riguarda i partiti, ma non i candidati attualmente in lizza che attualmente sono il governatore Nicola Zingaretti per il centrosinistra, Roberta Lombardi per i 5 stelle e il civico sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi. Sottolineiamo il “per ora” poiché nel caso il centrodestra, come vedremo poi, non dovesse convergere su Pirozzi scenderebbe in campo un quarto competitor.
Il sondaggio evidenzia che il primo partito sono i 5stelle, in salita rispetto alla precedente rilevazione con il 32% dei consensi stimati, a seguire il Pd distanziato di dieci punti con il 22,8%, giù giù sino all’11,4% di Forza Italia, il 9% dei Fratelli D’Italia che confermano la loro forza prevalentemente a Roma e nel Lazio e un sorprendente 7,8 per il sovranista Matteo Salvini con la sua lista nazionale della Lega.
Sin qui il ragionamento per i singoli partiti ch, eccetto i Fratelli della Meloni, conferma un trend nazionale delle rilevazioni.
Altro discorso riguarda le coalizioni perché il centrosinistra unito batterebbe per un pelo i girillini con il 32,3%, mentre il centrodestra, sempre unito, totalizzerebbe il 30,2%.
A ben vedere tutti sul filo di lana, ma la grana più grossa riguarda Berlusconi e Giorgia Meloni perché se Pirozzi da solo, sostenuto anche solo da Salvini, dovesse superare la soglia di sbarramento del 5% prevista dalla legge regionale, è presumibile che questi voti li pescherebbe prevalentemente nel bacino degli elettori di destra e forse anche da quello grillino, lasciando poche speranze di vittoria a quella coalizione.
Se nel frattempo Zingaretti e la Lombardi si fregano le mani a destra si va levando un fuoco di sbarramento nei confronti del sindaco di Amatrice. Strumento dell’offensiva il Foglio di Cerasa dove giorni fa Rampelli (che è come dire Giorgia Meloni) massacrava le potenzialità di Pirozzi, solo ieri lo stesso giornale riportava un giudizio di Matteoli, cucitore di alleanze di FI per conto del Cavaliere, che sotterrava la sua candidatura.
Ritornando oggi con un terzo articolo nel quale ci informava anche che il giornalista Liguori non è disponibile a candidarsi e comunque rimarcando l’inadeguatezza di Pirozzi che peraltro si sarebbe mosso (oibò) senza tener conto della coalizione e giocando spregiudicatamente tutti d’anticipo.
Come andrà a finire questa danza è difficile a dirsi perché in politica non si sa mai. Certo è che il sindaco di Amatrice va per la sua strada perché, ripete lui, non accetta le logiche spartitorie e bizantine dei partiti tradizionali, fra i quali include ovviamente i 5stellle, oggi sempre più partito e meno MoVimento.
Giuliano Longo