Riflessioni sul film THE POST: la responsabilità dei manager è un mito

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E’ in programmazione al cinema Nuovo Olimpia, in lingua originale e sottotitoli in italiano,  il film THE POST, un film che suscita emozioni anche per chi non ha vissuto l’esperienza dei giornali cartacei che allora si componevano in piombo.

Una grande Meryl Streep impersona Kay Graham, la proprietaria del Washington Post che, incurante dei consigli del suo Board, che vuole salvare gli investimenti e l’ingresso i borsa, decide di rischiare il tutto per salvaguardare un principio: la libertà di stampa,  schiudendo la porta allo scandalo del Watergate  che scoppierà poco dopo  con il successivo impeachment di Nixon.

Una donna che anche quando è al potere viene ignorata come se fosse trasparente anche se avvantaggiata dal fatto di essere la figlia del capo  e per la quale  era quasi normale cedere il posto di comando ad un uomo brillante, il marito. Il posto della donna è a casa con i bambini. Questa è la sua missione, sembrano ammiccare i manager della finanza che la circondano e prendono la parola al suo posto. Quando il marito muore lei diventa l’azionista di maggioranza, quasi meravigliandosi di essere in un posto che non aveva neanche desiderato anche se in un giornale che aveva sempre considerato ‘casa sua’.

E quando si trova davanti alla decisione più importante della sua vita, dal cui esito dipendono le sorti sue dei suoi dipendenti e del suo giornale,   ha invece il coraggio di decidere prendendosi le proprie responsabilità, perdendoci la sua dorata tranquillità,  il sonno ed il suo migliore amico McNamara, così lei decide di pubblicare un rapporto segreto dello stesso  McNamara sulla inevitabilità del disastro della guerra in Vietnam pubblicato già negli anni 50 tirando in ballo la responsabilità di quasi tutti i presidenti che hanno preceduto Nixon. Bellissime le foto sul suo camino e su quello del suo vice, Ben Bradlee (un Tom Hanks nella media) che li ritraggono con tutti i presidenti passati, responsabili di aver taciuto agli americani la verità.

Sin qui il film, Grande storia con una grande donna.

E qui permetteteci un’altra riflessione sul senso di una  “irresponsabilità” dilagante a cui ci troviamo di fronte.  “Non si fa il proprio dovere perché qualcuno ci dica grazie… lo si fa per principio, per se stessi, per la propria dignità.”  Diceva Oriana Fallaci, altra grande donna.

Oggi viviamo di procedure, creando anche un nuovo mestiere: quello del ‘compilatore di moduli’. Grazie Cantone

Oggi il povero utente, soggetto passivo, ha la “responsabilità” di trasferire dati da una parte all’altra della PA crendo una notevole dose di entropia. La legge non ci dà il diritto di sbagliare. Ma  decenni fa fra gli informatici girava una frase: “garbage in, garbage out” cioè ‘metti dati non corretti ed escono dati non corretti (fuffa) che entrano nel sistema, prolificano  ed ingigantiscono il casino. L’operatore però segue le procedure.

Oggi questo accade perché si fanno interventi a pezzi senza una visione organica d’insieme, ovvero linee guida certe uguali per tutti e non soggette ad interpretazioni. Il fatto che siano soggette ad interpretazioni è dovuto a due fattori; chi le scrive vuole includere tutte le casistiche, anche quelle pochissime che potrebbero presentarsi tra forse 10 anni, e vuole restare volutamente ambiguo in modo da poter dire ‘ma io non l’avevo detto’. La burocrazia alimenta se stessa e si protegge.

Il rischio si trasferisce al magistrato quando si afferma ‘porto le carte in tribunale’ e si campa di rendita dietro la rete delle procedure e delle sentenze. C’è qualcuno che ha mai provato a leggere libri di Management e cercato di capire cosa si intende per ‘Visione Strategica?  Il potere della rete non è ‘Visione Strategica’ è ‘Visione da miope’.  La strategia è un’altra cosa, è fare scelte anche se impopolari, ma sono scelte che sottendono la risposta alla domanda: come vedo l’Italia del futuro?

Stiamo regredendo a paese dell’innata furberia  che si fa vanto di aver aggirato la legge e con il legislatore che continua a considerare una vittoria avere impedito scappatoie che  non usa più nessuno proprio perché scoperte.. Nel mentre al povero cittadino viene preclusa ogni  via d’uscita costretto a barcamenarsi tra uffici con funzionari che non si ricordano cosa hanno fatto, ma giurano di aver rispettato le procedure e con i veri furbetti che prosperano come prima, più di prima..

Un circolo vizioso che alimenta non solo l’opportunismo ma soprattutto la “irresponsabilità”.

Che c’entra con il film, direte voi, andatelo a vedere e capirete cosa significa avere dei valori,  avere il coraggio di decidere e di assumersi la “responsabilità”, appunto.

Anna Maria Felici

 

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