Piazza Navigatotri, rischia di finire in procura lo scontro interno ai Cinque Stelle. Polemiche all’Eur

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Rischia di finire in Procura lo scontro interno a M5S sulla riqualificazione di Piazza Navigatori a Roma che prevede la costruzione di un palazzo di dieci piani. Critica col progetto che oggi ha avuto l’ok della commissione urbanistica capitolina la consigliera pentastellata Cristina Grancio gia’ polemica col progetto dello stadio della Roma e che oggi ha votato no. “Valutero’ se c’e’ la maggioranza per denunciare la consigliera Cristina Grancio in procura per aver dichiarato il falso”, ha detto il consigliere comunale del M5s Pietro Calabrese. Grancio, apertamente contro il progetto, ha replicato: “sono rimasta al Movimento del 2009, non faccio piu’ parte della vostra associazione, quella che avete creato nell’ultimo anno”.

POLEMICHE
«La deliberazione 4497/2018 con cui la Sindaca Raggi, l’Assessore all’Urbanistica Montuori e il M5S capitolino intervengono sull’annosa vicenda di Piazza dei Navigatori si configura come un mega regalo agli imprenditori inadempienti – dichiarano in una nota congiunta Andrea Catarci, ex presidente del Municipio VIII e Amedeo Ciaccheri, candidato presidente del Municipio VIII. Con la deliberazione si consente la realizzazione del terzo palazzo, un edificio di ben 66.760 metri cubi, di cui 15.000 conseguenza diretta del Piano Casa, per un’altezza di 13 piani. Dalla deliberazione spariscono le più importanti ed onerose opere pubbliche, quali l’adeguamento della viabilità con la realizzazione di un sottopasso in Viale Cristoforo Colombo, l’esecuzione di impianti di illuminazione delle aree pubbliche e la costruzione di un asilo nido. Non c’è più traccia anche delle false fidejussioni prodotte dagli stessi imprenditori, carta straccia a garanzia degli obblighi assunti anzichè validi documenti come richiesto dalla normativa.
La deliberazione, infine, stravolge la finalità della originale convenzione: infatti l’Amministrazione Comunale ha ceduto aree e diritti edificatori ai privati – mutando peraltro la destinazione d’uso di aree pubbliche e private, incrementandone l’indice di edificabilità e rinunciando ai contributi obbligatori milionari relativi ai costi di costruzione, necessari per il rilascio dei permessi di costruire – affinché questi provvedessero alla realizzazione diretta delle opere pubbliche. Nonostante le dichiarazioni trionfalistiche della Sindaca e dell’Assessore all’Urbanistica, i 30 milioni di euro che Roma Capitale avrebbe trovato sarebbero utili a realizzare solo una delle 16 opere dovute. Non solo non sono stati trovati – erano i circa 21 milioni della convenzione originaria, stimati nel 2004 per le opere pubbliche, aggiornati 14 anni dopo – ma sono anche stati aggiornati male, perché avrebbe significato farsi dare oggi i fondi necessari per realizzare le stesse opere pubbliche mai fatte.
Non c’è nessuna discontinuità rispetto al passato – continuano i consiglieri – viene portato a termine il percorso di una convenzione peraltro già scaduta e viene data la garanzia ai privati inadempienti di tornare a gestire la partita nonostante le irregolarità. Ma non finisce qui, saremo in Aula Giulio Cesare la prossima settimana, insieme alle associazioni ambientaliste e ai comitati dei cittadini, per continuare la battaglia contro la speculazione edilizia nel nostro territorio”.

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