Zingaretti: il ciclo dei rifiuti chiuso solo a parole

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E’ un’altra estate calda, sul fronte dei rifiuti, per la Regione Lazio. Roma rischia ancora di affogare tra la sua stessa immondizia per mancanza di impianti di trattamento di rifiuti indifferenziati e discariche dove conferire gli scarti di lavorazione mentre il presidente della Regione Lazio, forte di una campagna no discarica (pur sapendo come le discariche, seppur residuali, siano indispensabili) ha da una parte autorizzato l’ampliamento di Crepacuore (Civitavecchia) a prezzi stellari e dall’altra sta cercando di ampliare in altezza la discarica di Roccasecca (inanellando no dai Comuni ma anche dalla Sovraintendenza).
Ma un’altra tegola sulla tanto decantata chiusura del ciclo dei rifiuti è rappresentata dal termovalorizzatore di Colleferro. Per la gestione di quell’impianto la giunta Zingaretti (che nella campagna elettorale ha assicurato manco a dirlo zero inceneritori) una gara d’appalto l’ha bandita. I termini sono scaduti il 13 luglio ma come denunciato in una lunga lettera da Donato Robilotta, ex assessore Regionale, alcuna notizia è giunta dalla Pisana. Non si sa in sostanza se qualcuno abbia partecipato o meno e se l’impianto verrà assegnato.

Che qualcuno abbia partecipato a quella gara, peraltro, pare davvero arduo: fonti ben informate parlano di decine di richieste di integrazioni documentali pervenute in Regione a causa di un testo di gara poco chiaro. Ma a rendere l’investimento diseconomico è anche la problematica legata alle autorizzazioni dell’impianto, che scadono nel marzo 2019. A fronte di un investimento da circa 100 milioni di euro (tra debiti e capitali) e un prezzo in ingresso stimato sulle 185 euro a tonnellata (ben tre volte superiore alla media italiana) la gara d’appalto pare essersi trasformata in un vero e proprio muro insormontabile o forse in uno specchietto per le allodole.
In attesa di pronunce da parte del presidente della Regione Lazio o del dirigente dell’aria rifiuti resta sullo sfondo una grande contraddizione: da una parte infatti il presidente Zingaretti è stato eletto dopo una campagna elettorale, giova ricordarlo, basata sui no alle discariche e agli impianti di incenerimento. Dall’altra l’intero ciclo si basa su un trattamento dei rifiuti (differenziati e non) che per la legge base della fisica della conservazione della massa (nulla si crea nulla si distrugge tutto si trasforma) produce scarti che devono essere smaltiti in discarica. A questo si aggiunga che il trattamento dei rifiuti indifferenziati, se avviene in impianti di ultima generazione, inquina molto meno, produce pochissimi scarti ma soprattutto produce Css che è proprio il materiale che viene bruciato nei termovalorizzatori per ottenere energia. Come si può voler chiudere il ciclo dei rifiuti e nello stesso tempo eliminarne dei tasselli fondamentali?

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