Corruzione in polizia: arrestato l’ex commissario di Ostia

Nel mirino alcune pratiche amministrative volte, secondo i pm, a favorire la criminalità locale

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Terremoto nel commissariato di polizia “Lido di Roma”. A un mese e mezzo dalla sentenza della seconda Corte d’appello che aveva escluso la presenza di associazioni di stampo mafioso sul litorale romano, ieri mattina le indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia hanno portato all’arresto dell’ex dirigente del commissariato di Ostia.

LE ACCUSE MOSSE ALL’EX COMMISSARIO

Corruzione, falso ideologico, accesso abusivo al sistema informatico sono le accuse che gli sono state mosse e per le quali l’ex commissario, che era già stato trasferito nella questura di Lucca, è finito ai domiciliari. L’operazione è stata coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dal sostituto Mario Palazzi. Secondo quanto scritto nell’ordinanza dalla gip che ha disposto gli arresti, Simonetta D’Alessandro, l’ex dirigente avrebbe infatti agevolato l’amministratore di alcune società che gestiscono le sale giochi del Lido, legato a sua volta a esponenti della criminalità del litorale come Ottavio Spada, detto Marco, e Roberto Pergola (considerato vicino alla banda della Magliana), e finito nel carcere di Regina Coeli nell’ambito della stessa indagine. Nello specifico, secondo il pm Mario Palazzi, l’ex commissario avrebbe pilotato i controlli effettuati nei locali dell’amico dagli agenti di polizia da lui diretti, “per risolvere le questioni insorte, assicurando un esito favorevole delle procedure amministrative attivate o, comunque, di minore pregiudizio”. L’avrebbe anche informato di verifiche nelle sue attività, come “il controllo imminente presso la sala giuochi Star Vegas sita in via delle Canarie n.2 (programmato ed eseguito l’11.1.2016)” suggerendo anche le “condotte elusive da intraprendere al fine di occultare le irregolarità in atto”. Si sarebbe inoltre attivato per permettere all’imprenditore “di eludere l’esecuzione di uno sfratto esecutivo, impedendo l’intervento della forza pubblica in ausilio dell’Ufficiale giudiziario”, e avrebbe tentato di nascondere la presenza irregolare di Ottavio Spada nella sala giochi. In cambio di questi ed altri favori, come il rilascio di autorizzazioni di nuove sale giochi e di passaporti, il dirigente avrebbe ricevuto dal gestore il pagamento del canone mensile di locazione di un appartamento a Ostia, in via Orlando 52, “utilità corrispondente – spiega il gip D’Alessandro nell’ordinanza – alla misura non inferiore a euro 4.000”. Lo stesso appartamento era usato dal commissario per incontrarsi con una donna, prosegue D’Alessandro, “con cui intratteneva una relazione amorosa”.

L’INCHIESTA

Nell’inchiesta si contano più di dieci indagati, tra cui altri appartenenti alle forze dell’ordine al soldo dell’amministratore, definito dagli inquirenti “socialmente pericoloso e inserito in un contesto criminale lidense di indubbio spessore” e che aveva trovato in Spada una sorta di protettore e socio occulto delle sale gioco. Quest’ultimo, infatti, gestiva il bar all’interno di una di esse, anche se, formalmente, quell’attività di ristoro risultava inattiva; immetteva denaro per l’ordinaria gestione dell’attività commerciale; a lui spettavano decisioni anche sul personale impiegato nelle sale gioco e la sua presenza, quasi fissa, all’interno delle sale, era ritenuta indispensabile per non avere nessun problema coi diversi pregiudicati che le frequentavano.

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