Le tragiche vicende del terremoto paiono aver messo la sordina alle polemiche politiche, ma sotto la cenere della sciagura è ben vivo il fuoco delle contestazioni alla base dei Cinquestelle sulle scelte della sindaca Raggi. Lo dimostrano i post su Facebook e le indiscrezioni fatte filtrare da giorni sulla stampa romana.
LA SINDACA RAGGI E I MALUMORI GRILLINI
Secondo alcune agenzie di stampa, fra i 29 eletti del Movimento sta maturando l’idea di scrivere una lettera ufficiale alla Raggi per chiederle un cambio di passo. Anche se lei pare per ora più attenta alle indicazioni del Direttorio grillino che non ai mugugni della base. Certo, le dichiarazioni ufficiali tentano di gettare acqua sul fuoco, ma cresce di giorno in giorno il malumore fra i consiglieri M5S in Campidoglio, ma anche fra gli eletti nei municipi e nella base. Sino ad oggi la sindaca non si è data cura di questi fermenti e con la sua giunta punta a raggiungere obiettivi visibili per i romani quali la pulizia della città.
IL RACCONTO DI UNA CONSIGLIERA ANONIMA ALL’ADNKRONOS
Tuttavia, una consigliera – nel più rigoroso anonimato, il che la dice lunga sul clima di democrazia interna al Movimento – ha fatto trapelare all’agenzia di stampa Adnkronos che, se la Raggi perseguisse atti in linea con i valori dei 5 Stelle, non ci sarebbe nulla da dire. «Il problema – prosegue – è che in quel che fa Raggi c’è tutto tranne che lo spirito del Movimento che l’ha resa sindaca». Nel mirino ancora una volta alcune nomine non condivise, come quella di Marra, ma forse anche quella del capo della segreteria della sindaca Romeo che Marra ha sponsorizzato da tempo. Se a queste perplessità si aggiunge la questione dei maxistipendi per il vicesindaco Frongia, lo stesso Romeo, la capo di gabinetto e altre nomine di staff, ci si accorge che la miscela è davvero esplosiva per un movimento che predica austerità ma sta razzolando “come quelli di prima”.
NESSUN CONFRONTO COL GRUPPO CONSILIARE
Così anche oggi la “sforbiciata” di alcune retribuzioni non è stata discussa dalla Giunta, a dimostrazione del clima di tensione che va crescendo fra la Giunta, alcuni eletti e la base grillina. Per di più non è escluso che la “limatura” dei compensi finisca in cavalleria di fronte a emergenze quali rifiuti e trasporti che, con la ripresa autunnale, daranno parecchio filo da torcere alla Raggi e alla sua Giunta. Nel frattempo più di un eletto all’aula Giulio Cesare assicura che Virginia si guarda bene da un confronto con il suo gruppo consiliare e anzi “se ne tiene alla larga” come se i consiglieri fossero solo dei “passacarte o schiaccia bottoni”.
STIPENDI E RISPARMI
Sul Corriere della Sera, Paolo Ferrara, capogruppo dei 5 Stelle in Campidoglio, invece difende l’operato di Virginia Raggi e Daniele Frongia, ma dice anche di «capire che all’interno del Movimento ci possano essere dei malumori». Quindi non sarebbe il caso di star lì a guardare ai singoli contratti perché i nominati «sono tutti professionisti che, per l’incarico che ricoprono, devono per forza essere di fiducia della sindaca o degli assessori» dice a proposito delle polemiche sugli stipendi. Nel caso della Capo di gabinetto (Carla Romana Raineri, ndr) «si tratta di un magistrato di assoluto livello, che guadagnerà anche meno rispetto a quello che era il suo stipendio». Per gli altri «vediamo quanto spenderemo noi per i contratti di staff rispetto a chi ci ha preceduto. Se avremo risparmiato dei soldi, ci saremo comunque attenuti ai principi del Movimento». Giustificazione piuttosto fragile rispetto a un campagna elettorale che prometteva sfracelli e immaginarie rivoluzioni di metodo e costume. «Noi siamo compatti, verso l’obiettivo finale che è quello di cambiare Roma. Non ci sono spaccature o divisioni, non abbiamo queste dinamiche. Non siamo come gli altri partiti» conclude Ferrara, smentendo voci e illazioni conclamate, perché «al nostro interno possiamo anche discutere, ma poi siamo tutti dalla stessa parte, vicino alla sindaca e alla giunta».
LA TRASPARENZA CHE NON C’È
Quanto alla mitica consultazione degli iscritti in rete sembra ormai un’ombra del passato surclassata dalle esigenze di governo. Riemerge così il rimpianto per le discussioni interne alla coalizione di sinistra che sosteneva Ignazio Marino, le quali riportavano sempre nomi e cognomi e mai si avvalevano di un comodo anonimato. Non sarà questa la democrazia dei quattro gatti che votano in rete, ma è sicuramente un metodo più lineare e trasparente per non soffocare il dissenso che può anche avere le sue ragioni.