Il nuovo blocco di governo a Roma: plebeismo e parassitismo

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Destra, sinistra, ma de che? Questo è il ripetitivo mantra degli estabilishments internazionali assediati dalla destra e da populismi che vanno da Trump alla Le Pen, per approdare alle ridicole sponde da bar sport del salvinismo lombardo. Ed è su questa vocazione autodistruttiva, ma si badi bene interessata da parte del partito unico della finanza, che si consumano intere classi dirigenti.

Come è successo a Roma dove non hanno vinto i grillini ma è imploso un intero establishment non solo di sinistra. Da questa implosione percepita per tempo dalla Grillo&Casaleggio nasce la figura, o meglio viene costruita a Milano l’immagine di Virginia Raggi, anche con tecniche di comunicazione raffinate. Un successo ampiamente previsto certamente, ma non dovuto a qualche centinaio di militanti smanettoni web, che sui territori hanno sempre contato ben poco se non infiltrandosi nei comitati e talora flirtando con movimenti di sinistra. Un fenomeno, quello di Virginia, che manifesta orientamenti mutuati dal Pd, ma che sono sostanzialmente conservatori. Quali l’arroccamento nella difesa delle municipalizzate Ama e Atac, evidentemente oltre la frutta. Posizione che da un lato dovrebbe garantire il consenso di 60.000 comunales e famiglie, ma dall’altro espone Roma ad una eterna dipendenza da governi in carica più o meno generosi. Anticamera della definitiva decadenza.

ROMA E LA SUA DECADENZA

Ed è proprio attorno a questo ‘sistema Roma’ che sopravvivono  strati parassitari di professionisti, appaltatori, imprenditori, immobiliaristi, finanziarie che lucrano su una Capitale sempre di più al di fuori dei circuiti internazionali dell’innovazione. Tanto che sabato scorso, all’apertura della Nuvola in un clima di festa, la Raggi, spocchiosamente, ha insistito sui costi e sulla inutilità di un’opera che comunque esce dagli schemi grillini di una economia semi pastorale.

INTRECCIO DI INTERESSI PARASSITARI

Ed è proprio su questo intreccio di corposi interessi parassitari e di pauperismo ribellista, che si regge il nuovo sistema capitolino di potere. Prova ne sia la iniziale fuga di cervelli e di assessori dal Campidoglio. Salvo la difesa ad oltranza della Raggi e di Grillo dei Marra e dei Romeo che probabilmente hanno il merito di essere stati i suggeritori/consulenti  dei Frongia e delle Raggi quando ancora i due battevano spaesati i banchi dell’aula Giulio Cesare, addirittura tentati dalla iniziale offerta di Marino di entrare in maggioranza. Giusto per fare un dispetto al Pd.

CLASSE POLITICA INESPERTA

Che in meno di due anni consiglieri capitolini e municipali e militanti grillini non abbiano  acquisito una qualche nozione di governo pubblico lo dimostrano i quattro mesi di tira e molla per mettere in piedi uno straccio di giunta. Ecco allora arrivare il soccorso ‘grigio’  di chi questa città conosce dalla pancia, ma conosceva anche il carattere delle neosindaca fra crisi di nervi ed una ostentata arroganza. E chi meglio del generone conosce la pancia di questa città che fonda la sua economia ancora sul mattone e la sussistenza?

IL RUOLO DEGLI STUDI PROFESSIONALI

E’ qui che servono grandi studi legali, notarili, magistrati in genere contabili, fiamme gialle in pensione e non, uomini di finanza e commercialisti. Un mondo che non ha bisogno di Olimpiadi (forse dello stadio, ma con tribune assegnate)  che non vuole cedere Atac a Ferrovie e pezzi di Ama a mani più esperte di tanti consulenti e studi legali che sino ad oggi ci hanno “magnato”. Un modo che non ama le grandi opere innovative che turbano il tran tran di un ceto medio professionale commerciale finanziario che pure in questi anni sulla crisi ci ha campato benissimo. Non solo, con il rischio che sbarchi gente con le palle dal nord e dall’estero. E siccome questo pezzo di establishment non è mai stato contiguo al Pd, oggi il soccorso grigio lucra sulla disfatta dei compagnucci maneggioni e punta sullo specchietto da allodole  populista (plebeo?) offerto a piene mani dalla Raggi che quel mondo grigio deve avere pure conosciuto in 10 anni di attività forense.

Concludo con un ricordo personale forse scarsamente attinente. Nel 1993 nel pieno di Tangentopoli, la Milano da bere e del socialismo riformista portò a palazzo Marino il sindaco Marco Fomentini e la Lega Nord con tanto di Umberto Bossi al balcone del Palazzo. Fu l’amministrazione dell’immobilismo, dell’annichilimento della cultura con la fuga di Strehler, del blocco delle grandi opere riprese poi dal sindaco del centro destra Albertini. Una amministrazione che portò Milano all’asfissia per gli anni successivi. Ci stettero sino al 97 i leghisti a Milano e la Raggi a Roma ci resterà per 5 anni. Al governo di una grande capitale europea con l’unico merito di non aver rubato, almeno sinché non ci cascherà anche qualcuno dei loro.

Giuliano Longo

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