Come ormai consuetudine inveterata e tipica delle estemporanee improvvisazioni dell’amministrazione Raggi, a poche ore dallo straordinario evento il Campidoglio comunicava che alle 12 (di ieri) si sarebbe svolta una conferenza stampa nella Sala della Protomoteca in Campidoglio. Presenti la sindaca di Roma, l’assessora alla Sostenibilità Ambientale Paola Muraro, l’amministratore unico di Ama Antonella Giglio e il direttore generale di Ama Stefano Bina. In questa sede sarebbe stato presentato «il nuovo corso di Ama: più vicina ai cittadini con servizi mirati di raccolta differenziata.» Laddove la vicinanza di Ama ai cittadini resta slogan sfuggente visto che la partecipata deve fornire un servizio già profumatamente pagato e non dispensare bacetti ai cittadini. Eppure quello che si è appreso nel corso della conferenza stampa ha davvero dello strabiliante, un po come il topolino partorito dalla montagna. Andiamo per ordine.
Intanto si doveva presentare la nuova amministratrice unica di Ama Antonella Giglio la quale ha anticipato che il mandato dell’attuale dg Stefano Bina, nominato in estate scade a fine anno, quindi il bando arriverà tra dieci giorni e Bina, presente in conferenza stampa, vi parteciperà. Sollevati da questa notizia apprendiamo che la Giglio, pur non avendo alcuna esperienza di monnezza, nei suoi 34 anni di esperienza ha la competenza «per padroneggiare» (sic) i meccanismi e le dinamiche aziendali per rimettere in sesto l’azienda. «Vivo a Roma da 20 anni – aggiunge- e ormai sia io che i miei figli siamo radicati nel tessuto (ri-sic) romano.» Però «dovete darmi un po’ di tempo (perché) devo studiare a fondo l’azienda e a breve avrete sicuramente delle novità.»
Nel frattempo, e ovviamente senza intenti prevaricatori, le vere novità le ha preannunciate Paola Muraro che di rifiuti se ne intende davvero dopo una consulenza decennale con Ama. Così a botta fredda annuncia che il Comune rivedrà il contratto di servizio con Ama approvato da Marino nel settembre dello scorso anno e della durata di anni 15. Insomma gli è tutto da rifare perché l’ obiettivo «è arrivare al rifiuto zero, un rifiuto non sprecato, e questo nonostante le difficoltà nell’affrontare le emergenze che ci sono oggi.» Siccome in Italia fra i grandi comuni metropolitani ben più virtuosi di Roma, a ‘rifiuti zero’ non ci è ancora arrivato nessuno, la Muraro scende dalla pianta dell’utopia e intanto spiega delle cosine un poco più concrete. Intanto non verrà più realizzato l’ecodistretto di Rocca Cencia tanto caro all’ex ad Fortini. Non perché lei sia contraria agli impianti di compostaggio (che ha seguito nella sua lunga attività di consulenza) quanto perché a Rocca Cencia di impianti ce ne sono già tre. Immaginabili boati di approvazione dei comitati e del popolo di quel municipio ossessionato dalla puzza. E per di più scippata al Pd la carta Rocca Cencia che l’eleva agitata in campagna elettorale. E allora dove si faranno gli impianti? Semplice «verranno realizzati nelle aziende agricole che ha in gestione il Comune, così il compost sarà a km 0 e verrà utilizzato per le colture dell’azienda stessa.» Che vorrà dire, ad esempio, scaricare la puzza su Maccarese. Quanto alla discarica di servizio chiesta dalla Regione per alloggiare temporaneamente lo scarto dalla differenziata Paola proclama: «lo dico ai cittadini e anche alle istituzioni (leggasi Nicola Zingaretti) , in questi anni la ricerca ha fatto passi da gigante. Per quel poco di scarto che ci sarà stiamo verificando vari brevetti in Italia per utilizzare quel materiale, visto che rimane una materia molto fina che in altre regioni viene utilizzata per fare i sottofondi stradali. Noi comunque vogliamo puntare sulla differenziata per ridurre ancora di più quello scarto….» Come e quando non è noto perché un conto sono gli annunci un conto i progetti veri e propri. In compenso apprendiamo che si sta pensando a 10 aree della periferia sulle quali i Municipi hanno dato il via libera, dove verranno realizzate altrettante isole ecologiche per lo smaltimento dei rifiuti ingombranti. In via Casale Cerroncino entro la fine del 2017 i quartieri di Torre Angela, Giardinetti, Tor Vergata e Borghesiana. Le altre nove aree verranno individuate e realizzate entro il 2018. Quindi dal primo dicembre riparte il servizio di raccolta gratuita a domicilio dei rifiuti ingombranti già istituito ben prima di Marino e sospeso ai tempi del commissario Tronca. La raccolta prevede il ritiro al piano stradale di vecchi divani, mobili, lavatrici, materassi o elettrodomestici fino a 2 metri cubi di materiale. La novità è che pagando una tariffa agevolata, compresa tra 18 e 29 euro, sarà possibile ottenere fino a due volte al mese il ritiro degli ingombranti anche al piano della propria abitazione. Per prenotare il servizio basterà chiamare lo 060606 o compilare il modulo on line sul portale di Ama e fornire il codice della propria utenza riportato sulla bolletta. Sempre che gli incivili de noantri non trovino più comodo trasferire gli ingombranti vicino ai cassonetti fiduciosi del fatto che nessuno li sanzionerà, casomai venissero colti nell’incivile gesto. Così come possono dormire sonni tranquilli i Rom rovistatori della monnezza che oltre ad accaparrarsi i metalli, si distinguono per rovesciare sui marciapiedi i contenuti dei cassonetti stessi.
Pieno accordo invece con Zingaretti sulla inutilità di un terzo impianto di termo-valorizzazione cui magari Acea avrebbe potuto dare un contributo visto che già opera con quello di San Vittore. Perché, dice la Raggi «va bene una sinergia iniziale con Acea, ma l’obiettivo di AMA è la chiusura del ciclo dei rifiuti e quindi da qui a 5 anni dovrà dotarsi di una serie di impianti, a partire dalle isole ecologiche e dalla riconversione del tmb Salario.» Nel frattempo continueremo ad esportare rifiuti in nord Italia e all’estero, almeno per 5 anni in attesa del ‘raggiante’ miracolo ecologico. Due notazioni finali. Milano per raggiungere un obiettivo decente di raccolta e smaltimento della differenziata ci ha impiegato almeno 8 anni con tanto di sanzioni ai condomini e ai cittadini inadempienti. Qui da noi dovrebbe bastare un lustro, sempre che l’attuale sistema non si ingrippi per le più varie emergenze. Certo, ed è la seconda notazione, il centro città è più pulito e molto dello schifo che si vede altrove è dovuto anche alla inciviltà di alcuni cittadini. Ma chiedere ancora cinque anni per riportare il ciclo ad una decente normalità significa solo prendere tempo e nel frattempo rinviare i problemi con misure marginali. E questo la Muraro lo sa.
Giuliano Longo