Si sono tenuti a Roma i funerali di Andrea Mongiardo, il giovane che nel 1994 ricevette il cuore del piccolo Nicholas Green, il bambino americano ucciso in una sparatoria sulla Salerno-Reggio Calabria a soli 7 anni.
La storia del bimbo e il gesto di generosità dei genitori, che decisero di donare gli organi, commosse gli italiani e segnò un’accelerata nel programma di donazioni e trapianto d’organo nel nostro Paese. Per il monitoraggio post-trapianto Mongiardo era ancora seguito dall’équipe di Francesco Parisi, responsabile di Trapiantologia toracica dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, dove era stato trapiantato quando aveva 15 anni.
Sul suo profilo Facebook Mongiardo si definiva, tra l’altro, “un paziente con tanta pazienza” presso l’ospedale del Gianicolo. “Volevo che dalla tragedia che ha colpito la mia famiglia venisse fuori qualcosa di buono. Non sapevo a chi sarebbero andati gli organi di mio figlio, ma sapevo che quelle persone ne avevano un disperato bisogno. Non abbiamo mai avuto nessun dubbio sulla scelta fatta in quel momento. La compassione e la compartecipazione degli italiani ci hanno dimostrato fin da subito che la mano che ha ucciso nostro figlio era quella di due criminali e non quella degli italiani”. Così Reginald Green, il padre del piccolo Nicholas, aveva ricordato un anno fa a Palermo la sua scelta di donare gli organi del figlio, nel corso di un incontro organizzato da Astrafe (Associazione siciliana per i trapianti di fegato) presso la sala conferenze di Ismett. “Sono certo – aveva osservato – che gli uomini possono cambiare il mondo. Ogni volta che vado a trovare Nicholas gli dico sempre: si chiudono gli occhi, ma si aprono le menti delle persone”.