Cerveteri, il Pd e la “balla spaziale” del ritiro del simbolo

Il candidato sindaco del Partito Democratico, Juri Marini aprendo la campagna elettorale ha dichiarato: “Il Pd c’è, unico, unito, solido e determinato, diffidate delle imitazioni”.

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pd cerveteri

di ALBERTO SAVA

Oggi il candidato a sindaco del Pd di Cerveteri, Juri Marini ha aperto la campagna elettorale davanti ad una sala gremita. Rivolgendosi al pubblico presente Marini ha dichiarato: “La fallimentare esperienza dell’Amministrazione uscente ci riconsegna una grande responsabilità: quella del cambiamento e del rilancio di un territorio degradato, in balia di operazioni speculative ai limiti della legalità. Dopo cinque anni di governo, per giunta senza una vera opposizione consiliare, il risultato è a dir poco disastroso, come testimonia l’insofferenza diffusa di moltissimi cittadini. È in corso la campagna d’ascolto tra la gente per raccogliere idee, proposte e proteste, continuando a raccontare il programma e proseguirà pure la raccolta fondi che il candidato a Sindaco ha avvitato sul suo sito, www.jurimarini.it.

“Siamo aperti al contributo di chiunque voglia dare una mano – ha continuato Marini – dagli amici ai compagni di partito, alle diverse personalità civiche con le quali stiamo dialogando in questi giorni. Con due unici e intoccabili paletti: il candidato e le linee programmatiche emerse nelle recenti Primarie di partito. La logica delle infinite accozzaglie, che tengono insieme realtà molto distanti tra loro al solo scopo di sommare qualche voto in più, le lasciamo volentieri agli altri. Per noi è molto importante la coerenza del progetto, la serietà dell’offerta politica, la credibilità dell’alternativa di governo. Il Pd ad oggi è l’unica forza organizzata e strutturata sul territorio, e rappresenta l’ultimo vero argine democratico al pericoloso populismo dell’amministrazione uscente”.

“Le voci su presunti boicottaggi del simbolo – ha concluso Marini – che tanto spazio hanno trovato sulla stampa locale, oggi sono totalmente fugate, da ogni organo e livello del partito: il Pd c’è, solido e determinato, fieramente rispettoso delle regole interne, pronto ad assumere la responsabilità di governo della città”.

Fin qui le dichiarazioni di Juri Marini, il quale ha confermato la discesa in campo del Partito Democratico con il simbolo. Quindi gli organismi sovraccomunali del Partito Democratico hanno messo la parola fine alla campagna di destabilizzazione della credibilità dei vertici del circolo cittadino di viale Manzoni. A tal proposito, i garanti romani del Pd hanno respinto i ricorsi contro l’operato del segretario Falconi, ricorsi presentati dal suo predecessore, e da altri esponenti della minoranza del direttivo.

Archiviati reclami e contestazioni, osserviamo che, in generale, sono forti e chiari i segnali che arrivano da Roma affinché abbiano fine, e nel più breve tempo possibile, i tentativi in atto da lunga pezza di balcanizzare il Pd cerveterano: un “lusso” che le segreterie non possono certo permettersi, se non altro per l’imminenza degli appuntamenti elettorali, nonché per la salvaguardia dell’affidabilità complessiva del partito sui territori.

I “botti” finali sono sicuramente ad appannaggio della diceria secondo la quale i vertici del partito non avrebbero permesso al circolo cittadino, e quindi al candidato sindaco prescelto con le primarie, di concorrere alle prossime elezioni con il simbolo del Pd. Per settimane “politologi” e “notisti” hanno ammannito questa balla spaziale, raccolta, per altro, con costernazione “di circostanza” da coloro ai quali l’assenza del simbolo del Pd avrebbe invece reso più discreta e sotterranea, e soprattutto meno bisognosa di giustificazioni politiche, la scelta di gettarsi nelle braccia elettorali del sindaco uscente. Non sarà così. Semplicemente perché, per quanto possa essere di basso livello l’intero tessuto politico italiano, non c’è partito, organizzazione, associazione o bocciofila che rinunci ad affermare la propria presenza in una competizione elettorale, a meno che non ci sia l’interesse ben calcolato a farlo. Evidentemente a Cerveteri non ci sono scenari così straordinari da rendere vantaggioso per il Pd il proprio suicidio politico. Fine della storia.

Il recente congresso cittadino ha visto contrapporsi lealmente, nonostante le aspre polemiche, due posizioni politiche. Cedendo forse un po’ troppo alla sintesi, si può comunque affermare che da una parte l’ex segretario Gnazi si è riproposto per la segreteria, nell’intento di portare il Pd a condividere immediatamente le posizioni e le responsabilità politiche del sindaco Pascucci, ed evidentemente a sostenerlo alle elezioni per la riconquista del mandato. Sull’altro fronte, Maurizio Falconi si è proposto alla carica di segretario, per ribadire invece il ruolo di opposizione e di alternativa del Pd all’amministrazione ormai uscente, nel solco delle scelte originarie, non essendo intervenuto nessun elemento di novità positiva dal sindaco Pascucci, in termini di governo della città. Su questa diversità di posizioni politiche gli iscritti si sono confrontati al congresso, che ha visto vincente la linea politica di Falconi, il cui risultato è stato immediatamente certificato dalla segreteria provinciale, che ha supervisionato ogni istante della fase congressuale.

Ciò nonostante, non si è riusciti a passare oltre. Non potendosi riaprire i verbali, il dibattito congressuale ormai concluso è stato trasformato in una sorta di guerriglia, estesa anche e soprattutto oltre i confini di Cerveteri, coinvolgendo la dirigenza medio-alta del partito, nell’intento, appunto, di far passare per altre vie le tesi politiche bocciate al congresso stesso. La contestazione continua a congresso chiuso, il boicottaggio palese delle consultazioni primarie e la derisione dei suoi risultati, l’illazione in merito ad un improbabile ritiro del simbolo del partito dalla tornata elettorale di giugno, sono state le ‘armi non convenzionali’ con le quali una parte del Pd cittadino, certamente non residuale e con numeri significativi, ha provato a scardinare la segreteria appena eletta, coinvolgendo i vertici del partito, e proprio qui è stato l’errore fatale. Nella non convenzionalità delle armi.

Leggendo anche le cronache nazionali, se c’è un concetto che ancora regge nel Pd, è quello legato alle regole statutarie. Magari si ingaggiano lotte all’ultimo sangue, ma all’interno di una griglia precisa. E poiché né il congresso di Cerveteri, né le primarie, né tantomeno i risultati, sono stati passibili di fondate contestazioni, i tanti invocati dirigenti romani, altro non hanno potuto che restituire ai “guerriglieri” il loro campionario bellico ed invitare tutti a remare nello stesso verso, soprattutto in vista delle imminenti elezioni. Ecco quindi la storia dell’ultima balla del simbolo.

Nessuno lo toglierà al circolo Pd di Cerveteri, la lista del partito verrà presentata alle elezioni, avrà un suo candidato sindaco, nettamente alternativo al sindaco uscente, e soprattutto, ciascuno dovrà apertamente assumersi le responsabilità politiche delle proprie scelte dinanzi all’elettorato.

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