Dopo un’intensa e capillare attività di vigilanza sulla filiera della pesca protrattasi nel primo semestre del 2017, nel cui ambito sono stati sottoposti a controllo, a Roma e nel Lazio, magazzini all’ingrosso, centri di smistamento, pescherie e ristoranti (in particolare quelli dediti alla cucina etnica orientale con somministrazione anche di prodotto ittico crudo), il 3° Centro Controllo Area Pesca (3°C.C.A.P.) della Direzione Marittima di Civitavecchia, con l’inizio della stagione balneare, ha indirizzato la propria azione di controllo sugli esercizi di ristorazione stagionali ubicati negli stabilimenti balneari, che sovente propongono pietanze a base di pesce, anche con cruditè.
I militari della Guardia Costiera di Civitavecchia, nel corso di tale attività ispettiva, hanno già riscontrato varie irregolarità, in particolare riconducibili alla mancanza delle informazioni obbligatorie in materia di tracciabilità del prodotto (ovvero esatta denominazione della specie ittica, sistema di cattura, provenienza e tutti i passaggi e le transazioni commerciali che la accompagnano fino al momento della somministrazione al consumatore), nonché a non corrette modalità igieniche di conservazione del pesce nelle celle frigorifere, ove deve essere rigorosamente tenuto in scomparti separati rispetto alla carne e alle verdure.
Circa 200 i controlli effettuati in tutto il litorale del Lazio (oltre 600 dall’inizio dell’anno), a seguito dei quali sono state ad oggi elevate sanzioni amministrative per circa 100.000 euro (300.000 euro circa dall’inizio dell’anno), oltre al sequestro del prodotto ittico (2 tonnellate circa dall’inizio dell’anno). Relativamente limitati, in questa fase estiva dell’attività, i quantitativi di prodotto ittico sequestrato, atteso che, usualmente, i ristoranti non detengono elevati stoccaggi di prodotti alimentari deperibili, come il pesce e i molluschi. Tuttavia, eventuali comportamenti scorretti, nei confronti dei consumatori, di pochi operatori commerciali del settore, talora anche penalmente perseguibili (ad esempio, spaccio di una specie ittica per un’altra più pregiata, o di prodotto surgelato per fresco, o, peggio, somministrazione di prodotto mal conservato), possono arrecare notevole danno all’immagine del settore e/o della località balneare, senza trascurare, ovviamente, il possibile pericolo per la salute pubblica.
Prosegue, quindi, l’azione della Guardia costiera, per vigilare a tutto tondo sulla sicurezza dei frequentatori degli arenili, sia come bagnanti che come consumatori.