Cgil, Cisl e Uil: «La Regione rispetti accordi o il 30 novembre sciopero dei servizi amministrativi»

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Si è svolta ieri davanti alla Pisana un’assemblea, molto partecipata, come riferiscono unitariamente i sindacati della funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil, dei lavoratori dei Cup e dei Servizi Amministrativi di tutto il territorio regionale.

Tuttavia i sindacati criticano la Regione Lazio che ha scelto di convocare le rappresentanze sindacali il prossimo 28 novembre, a solo 48 ore dallo sciopero già unitariamente indetto per l’intera giornata del 30 novembre.

Alla manifestazione hanno partecipato anche centinaia di lavoratori delle cooperative sociali che rischiano licenziamenti e tagli sui salari.

“Alla conclusione dell’assemblea-presidio – è scritto nella nota congiunta dei tre sindacati – i rappresentanti dei lavoratori sono stati ricevuti dai Capigruppo e dal Presidente del Consiglio Regionale, in virtù della richiesta arrivata dalle Organizzazioni Sindacali nei giorni scorsi”.

In questa occasione è stata comunicata dallo stesso Presidente del Consiglio la volontà, poi ufficialmente confermata dalla Cabina di Regia, dei vertici regionali di incontrare i Sindacati per il 28 novembre prossimo.

“Appare chiaro – prosegue la nota – che una convocazione così a ridosso dello sciopero già indetto non faciliterebbe di certo la strada verso la risoluzione della controversia e la salvaguardia del futuro professionale dei lavoratori e la tenuta dei servizi”.
L’obiettivo dei sindacati è quello di trovare soluzione ad una vertenza che riguarda 2.000 lavoratori e che dura ormai da due anni. Quindi “abbiamo chiesto alla Regione di anticipare la convocazione e rispetto a questo sia il Presidente del Consiglio Regionale che i Capigruppo hanno assicurato che si faranno portatori della nostra richiesta presso i vertici della Regione Lazio”.

Se questo non avverrà “non potremo far altro che confermare lo sciopero del prossimo 30 novembre”.

Perché, scrivono i sindacati “è dal 2015 che aspettiamo i progetti innovativi attraverso cui finanziare le risorse necessarie a pagare gli stipendi senza che nessuno rischi di essere licenziato”. Noi, concludono, “siamo pronti a fare la nostra parte per garantire i servizi ai cittadini. Ma un punto deve essere chiaro: retribuzioni e posti di lavoro non si toccano”.

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