Dalla Svizzera è arrivata in data odierna la notizia di una scoperta molto importante nel campo della lotta all’obesità che per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è opportuno divulgare per ridare speranza a quanti combattono con la propria condizione cui sino ad oggi la scienza medica non ha saputo dare risposte definitive.
Scienziati dell’Università di Ginevra sarebbero riusciti a svelare i meccanismi cellulari e molecolari che collegano l’eccessivo accumulo di grasso corporeo alla resistenza all’insulina, aprendo così la strada a possibili strategie terapeutiche.
L’obesità è una vera e propria piaga che coinvolge ben 650 milioni di persone in tutto il mondo e uno dei suoi effetti nocivi è quello di aumentare il rischio di sviluppare malattie metaboliche, soprattutto diabete di tipo 2, come ha evidenziato l’Università svizzera nel comunicato pubblicato per segnalare l’importante scoperta.
Mentre gli stretti legami tra obesità e diabete di tipo 2 sono già conosciuti, i meccanismi cellulari e molecolari con cui l’obesità predispone allo sviluppo della resistenza all’insulina sono ancora poco compresi, ma con i risultati resi noti in data odierna dall’istituto ginevrino si fa un passo avanti.
I ricercatori — guidati dal coordinatore del Centre du diabète della facoltà di medicina, Roberto Coppari — hanno scoperto che le cavie prive di una particolare proteina (chiamata PTPR-gamma) e che seguivano una dieta ipercalorica, sono diventate obese, ma non hanno sviluppato resistenza all’insulina.