Ostia, parla un pentito: «La gente ha paura degli Spada»

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Roma, terrore in un palazzo: dà in escandescenze armato di spada

“La gente a Ostia ha paura. Gli Spada fanno paura a tutti. Sono temuti soprattutto dai commercianti perche’ usano dei metodi molto violenti”. A parlare e’ Sebastiano Cassia, uno dei pentiti di ‘Mafia Capitale’, sentito come testimone dal pm Giovanni Musaro’ nel processo che vede imputati di violenza privata aggravata dal metodo mafioso Roberto Spada, esponente di spicco dell’omonimo clan e il suo guardaspalle Ruben Alvez Del Puerto, protagonisti dell’aggressione commessa il 7 novembre scorso ai danni del giornalista Daniele Piervincenzi e dell’operatore tv Edoardo Anselmi della troupe ‘Nemo – Nessuno escluso’. Chiamato a illustrare il clima mafioso che da anni ha contaminato il litorale alle porte della Capitale, Cassia e’ partito dalle ‘origini’ quando ha ricordato “che a meta’ degli anni Novanta c’erano a Ostia i Triassi, i luogotenenti della famiglia siciliana dei Caruana, eseguivano i loro ordini ed erano potenti. Poi sono arrivati i Fasciani, vicini al gruppo di Michele Senese, che ad un certo punto hanno ritenuto piu’ conveniente allearsi con gli Spada, gente di origine rom, perche’ erano diventati una minoranza. I Triassi vennero di fatto estromessi dal traffico di stupefacenti e i due gruppi hanno cominciato a spartirsi il territorio”. Il clan Spada, ha detto ancora Cassia, negli ultimi anni si e’ fatto sempre piu’ potente: “All’inizio facevano i soldi con le attivita’ di estorsione o prestando il denaro a tassi di usura. Chi non era in grado di onorare il debito saldandolo nei tempi concordati, veniva massacrato di botte. Se la vittima era un negoziante che non rispettava i patti, gli veniva tolto l’esercizio oppure dato alle fiamme. Gli Spada non perdono troppo tempo a minacciare o intimidire, passano subito per le vie di fatto. Per questo fanno paura”. Cassia ha ricordato che anche un suo ex cognato si fece prestare 20mila euro dal clan: “Gli Spada lo trattarono con riguardo solo perche’ era un mio parente”. Parlando di Roberto Spada, il principale imputato collegato in videoconferenza dal carcere di Tolmezzo, il pentito ha detto di averlo conosciuto grazie a zio Ciccio, Francesco D’Agati, fratello di Giovanni, capo del mandamento di Villabate, vicino Palermo. “Ero appena uscito dal carcere e zio Ciccio me lo presento’ e mi disse che se avessi avuto bisogno di qualcosa mi sarei potuto rivolgere a Roberto che faceva pugilato in una palestra. Zio Ciccio lo conoscevano tutti, era per noi ‘il grande saggio’, cercava sempre di fare da paciere in mezzo a queste faide”.

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