L’approvazione del collegato alla finanziaria in Regione Lazio segna la fine della forza riformista della Giunta Zingaretti. Diamo questo giudizio netto non certo a cuor leggero e nonostante l’apprezzamento del lavoro svolto dalle forze di opposizione e da qualche consigliere di maggioranza che caparbiamente sono riusciti a semplificare le norme in tema di aree protette, agricoltura, e contenimento della fauna selvatica.
Nonostante ciò il tornare sui propri passi su una modifica legislativa apportata alla normativa paesaggistica meno di otto mesi fa da parte dello stesso consiglio regionale ha caratterizzato l’intera manovra comportando il nostro giudizio negativo.
Ma andiamo ai fatti. La Regione Lazio nel 1988 adotta in giunta i piani paesistici territoriali (PTP), che avranno comunque vigenza solo dieci anni dopo tramite legge regionale 24 del 1998, quali piani di gestione degli ambiti sottoposti ai Decreti di tutela Ministeriale.
Un anno prima, nel 1997 sempre con Legge la Regione Lazio istituisce le Riserve Regionali e definisce l’iter dei Piani di Assetto quali strumenti cardine di tutela, sviluppo e fruibilità dei parchi.
Molti di questi piani ad oggi non sono ancora vigenti comportando un folle allungamento delle norme di salvaguardia che da provvisorie sono diventate ventennali.
Nel 2004 una decreto legge dello stato, il cosiddetto Codice Urbani, impone alle Regioni di dotarsi di un sovraordinato Piano paesaggistico regionale basato su nuovi principi formativi che una volta approvato comporterà la decadenza dei vecchi PTP.
Ed ecco che ricomincia il giro: gli uffici regionali elaborano in perfetta solitudine il nuovo Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PTPR) adottato dalla Giunta nel 2008. Da qui scattano nuove norme di salvaguardie provvisorie che oggi, dopo oltre 10 anni, sono ancora tali poiché il PTPR non è mai stato vagliato dal Consiglio Regionale.
Nel mentre qualche Piano di assetto viene lentamente definito dal Consiglio Regionale e giustamente lo scorso febbraio lo stesso Consiglio si dota di “ una “casistica” ad hoc per dare piena attuazione ai piani di assetto approvati nelle more dell’approvazione definitiva del PTPR.
Oggi col collegato si torna incredibilmente indietro: I piani di assetto approvati saranno attuabili solo nelle parti in cui siano conformi al livello più restrittivo tra i vecchi ed obsoleti PTP e il PTPR ancora in divenire.
In questo quadro, oltre ai numerosi ricorsi al Tar che affolleranno le aule dei tribunali per richieste di danni, quello che più preoccupa è che gli Enti Parco e gli uffici regionali per tutelarsi saranno costretti a redigere i mancanti piani d’assetto dentro la normativa più restrittiva tra i vecchi PTP, che già la Regione Lazio e lo stesso Codice Urbani considera prossimi alla decadenza, e il nuovo ancora non definito PTPR, solo adottato e subissato di migliaia di osservazioni.
Quindi dopo venti anni di norme di salvaguardia per incapacità della Regione di dotarsi dei Piani d’assetto dei parchi qualcuno dovrà dire ai cittadini, agricoltori, imprese presenti nelle aree protette che i Piani di Assetto dei Parchi sono di fatto i PTP del 1988 e spiegare perchè in tutti questi anni sono stati spese ingenti risorse per studi, relazioni, pubblicazioni, confronti pubblici per generare solo inutili aspettative.
La gerarchie delle fonti non c’entra nulla. Non c’è nessuna ragione giuridica ma solo tanta subalternità al Mibact.
Abbiamo ben chiaro che il Codice Urbani, il PTPR adottato e la legge 24/98 non inibiscono minimamente la “casistica” in questione e che lo stesso Codice Urbani definisce un arco temporale di 2 anni per coordinare e conformare, e non fotocopiare, le pianificazioni territoriali al PTPR solo a partire dal momento della sua definitiva vigenza.
Chiariamoci. Anche i piani di assetto sono redatti anni addietro e spesso non solo sono obsoleti ma anche errati e per questo necessitano di tutti i passaggi di istruttoria, commissione e di consiglio per essere realmente efficaci.
E qui scatta la seconda forzatura: nella proposta iniziale del collegato i Piani d’assetto dei parchi venivano approvati solo tramite Giunta. Per fortuna la commissione competente ha rettificato questa procedura riportando in consiglio l’atto ma aprendo ad un pericoloso, questo si, silenzio assenso approvativo dell’atto di Giunta nel caso lo stesso Consiglio non si determini entro 180 giorni.
Noi crediamo che non serva a nessuno produrre atti di pianificazione per dire di averli fatti ma serva a tutti farli bene.
Per questo l’imbarazzante voto della maggioranza in Consiglio Regionale fa temere al peggio nella definitiva elaborazione di un PTPR che per sua natura può bloccare o sviluppare la regione Lazio per i prossimi 50 anni. La responsabilità che si assumerà questo consiglio regionale è grande perchè fondamentale e determinante per l’oggi ma sopratutto per il domani.
Per TerritorioRoma
Luigi Tamborrino