Cerveteri, Pietro Tidei: «Rinunciare al simbolo del Pd sarebbe una sconfitta»

L’intervento dell’ex sindaco di Civitavecchia sul congresso dem e sulle elezioni

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di ALBERTO SAVA

Tesseramento a gennaio, congresso a febbraio e via alle elezioni di maggio. Sarà la stagione del ritorno del Pd alla guida di Cerveteri? Ne parliamo in questa intervista con Pietro Tidei, figura politica molto conosciuta e stimata nel territorio.

Onorevole Tidei, quanto influirà il congresso di febbraio, relativamente ai temi sul tappeto delle elezioni amministrative di primavera?

L’imminente congresso del Pd di Cerveteri sarà decisivo, se non altro perché, tra le forze politiche presenti sul territorio, il Pd è l’unica organizzata, seppur tra le forti diversità interne. Il peso del congresso sarà sicuramente importante, poiché dovrà dare una nuova dirigenza a questo partito, che è vivo, nella misura in cui si muove con forza per imprimere una svolta alla politica cittadina. Cerveteri è una città che ha tante potenzialità e che allo stato attuale ha perso tantissime occasioni, prime tra tutte quelle dello sviluppo, di un riordino urbanistico, di una programmazione territoriale che avrebbe dovuto fare chiarezza. Finora, invece, sono rimaste inevase la maggior parte delle aspettative, quindi Cerveteri è un paese che oggi naviga nel degrado e nell’incertezza, soprattutto delle periferie. Penso a Campo di Mare e all’abbandono delle campagne. Ma la cosa principale è che non ha saputo sfruttare la grande potenzialità, che è il turismo. Un turismo che avrebbe dovuto fare affidamento sulla vicinanza di Roma, che avrebbe dovuto fare leva sull’enorme quantità dei croceristi, che purtroppo non sono venuti e non vengono, che avrebbe dovuto sostenere e sviluppare quel termalismo che in certe in aree costituisce una grande ricchezza, e che invece a Cerveteri è rimasto fermo all’epoca della Roma Imperiale, quando gli antichi romani avevano già scoperto i benefici delle acque ceretane. Insomma, sono passati duemila anni, senza che nessuno ci abbia messo le mani. Quindi Cerveteri è una realtà dove c’è molto da fare, e quasi tutto da mettere in moto.

Il Pd, a Cerveteri ma non solo, si avvia al congresso con alcuni settori del partito pronti a rinunciare di fatto al simbolo alle prossime elezioni. Su questa linea ci sono alcuni dirigenti locali e romani, che simpatizzano per il sindaco Pascucci, ma sono consapevoli di non avere la forza di trainare tutto il circolo su quella posizione. Come valuta questa eventualità?

La rinuncia al simbolo significherebbe per il Pd, che oggi è il primo partito in Italia, l’ammissione di una sconfitta in partenza. Valuto come un suicidio politico un partito che rinuncia ad avere il proprio simbolo in una tornata elettorale. Il partito possiede comunque tutti gli strumenti e gli organismi necessari per fare qualsiasi scelta. Personalmente non la condividerei. Credo che il partito debba essere presente con i suoi quadri, i suoi uomini, possibilmente unito: questa è la mia grande aspirazione, la mia grande speranza. Il prossimo congresso di febbraio servirà proprio a questo, metterà a confronto le diverse visioni che si hanno della politica e dell’attività cittadina, e poi si vota. La squadra che vince dovrà lavorare per riaggregare tutto il partito. Non è che chi perde va via: chi non vince rimane e seguirà la linea di chi ha vinto. Queste sono le regole della democrazia, non solo in Italia, ma nel mondo.

La valutazione di un’eventuale rinuncia al simbolo sarebbe funzionale anche a fronteggiare il Movimento Cinque Stelle, in un momento di forte spinta antipartitica?

Non mi sembra che a Cerveteri il Movimento Cinque Stelle abbia un grande appeal sui cittadini, anche perché non ha leader e neanche una politica chiara per la città. In realtà, rinunciare al simbolo vorrebbe dire altro. Nel Pd al momento ci sono due strategie inconciliabili. C’è chi può fare le primarie, può presentare un proprio candidato sindaco, o comunque un candidato di coalizione, e soprattutto possiede la forza politica di accettare con serenità e senza problemi il responso di queste consultazioni, da cui può uscire anche il nome di Pascucci, o di chiunque altro. C’è chi invece preferisce rinunciare aprioristicamente a presentare un proprio candidato, e quindi un proprio simbolo, perché si tratta di quella parte di partito che vorrebbe salire sul carro del sindaco uscente, il quale non è stato né eletto né votato dal popolo del Pd, e che ha tenuto il Pd all’opposizione. Un sindaco, oltretutto, che ha votato No e che ha fatto votare No in occasione del recente referendum costituzionale, che in mille occasioni ha parlato male del governo Renzi, e che, ovviamente, ha esultato pubblicamente alla vittoria del No. Non credo che questo politico abbia qualcosa da spartire con il Pd di Renzi e di Gentiloni, che oggi governa ed è il primo partito nel Paese.

Il capogruppo del Pd Travaglia, però, per cinque anni si è schiacciato sulle posizioni di Pascucci: siamo sicuri che il sindaco non abbia nulla da spartire con il Pd?

Si tratta esclusivamente di un problema di Travaglia, non certo del Partito Democratico. Il Pd a Cerveteri farà il congresso e deciderà la linea. Se poi la linea sarà quella di rinunciare al simbolo e di presentarsi supinamente con il cappello in mano da Pascucci, il quale, ripeto, non è stato votato dal popolo del Pd, ma da Italia dei Valori, che oggi non esiste più, e da un gruppo di liste civiche, se ne prenderà atto. Tuttavia, un simile suicidio significherebbe buttare a mare l’intera esperienza di un partito, che ha rappresentato anche a Cerveteri un pezzo di storia. Il vecchio Pci e la Dc, che hanno dato vita a questo nuovo partito, hanno rappresentato alternativamente il governo di Cerveteri per oltre quarant’anni. Oggi il Pd è l’unico partito che ancora esiste a Cerveteri ed è vivo: discute, troppo spesso sbagliando, ma comunque possiede una forte organizzazione ed è fortemente radicato nel paese, pur con la crisi della politica che c’è. Il Movimento Cinque Stelle nasce dalla pancia del popolo, che oggi si è staccato dalla politica, e che vive stati di disagio e di sofferenza, che attribuisce alla politica in genere, e al governo in particolare. C’è più che mai bisogno di un partito più razionale ed equilibrato come il Pd).

Fin qui le risposte di Tidei, che impongono alcune riflessioni. Il momento politico del Paese è veramente molto delicato. È indubbio che la politica tradizionale non abbia colto i segnali fortissimi, a volte drammatici della società e della storia contemporanea. Si fa presto a liquidare alcuni risultati elettorali come “voto di pancia”. In realtà, sta saltando il patto sociale alla base della democrazia tra rappresentati e rappresentanti, forse anche tra Stato e cittadini. In queste fratture, solchi, si è inserito il Movimento Cinque Stelle che, alla prova del governo di alcune città, però, sospendendo il giudizio sulle vicende di Roma, forse meno ovvie di quel che sembra, ha offerto più ombre che luci, prigioniero di un inesperto velleitarismo, che ha dovuto necessariamente fare i conti con la complessa realtà dell’amministrazione quotidiana, non necessariamente penalmente rilevante, pagando anche alti prezzi personali. Senza contare che alcune storie di sindaci “pentastellati” hanno più del cambiamento “gattopardesco” che il crisma di un vero rinnovamento. In quei solchi non è caduta solo la politica, ma anche la comunicazione, la cui perdita di mediazione, grazie alle mirabilie della tecnologia, ha generato il detrimento della qualità del ragionamento, e l’assenza di una rappresentazione corretta e compiuta della realtà, in favore di impulsi superficiali e scarsamente controllati, se non dal tornaconto personale di alcuni. In definitiva, le cure non hanno sortito effetto. E allora, tornando a Cerveteri, il congresso del Pd di febbraio è importante, non solo per il partito e per il suo futuro, ma anche per la città. L’opzione è tra rischiare in proprio l’immediato futuro politico, oppure ripararsi dietro vittorie schiaccianti, ma passate e lontane. Proporre di nuovo il simbolo di un partito, “rischiando” il giudizio degli elettori, nel momento politico generale appena descritto, oppure “diluire” la propria identità in contenitori meno identificabili e, solo sulla carta, più accettabili dal corpo elettorale. I risultati del congresso del Pd di Cerveteri saranno dirimenti, esattamente come, prima di quella data, abbandonando la storia per la cronaca, saranno dirimenti i risultati del tesseramento in corso: forse è questo il vero congresso.

L’articolo in versione integrale sul Giornale della Provincia di mercoledì 11 gennaio 2017

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