Rai Uno, Luca Zingaretti: 18 anni nei panni del commissario Montalbano

L'intervista all'attore romano protagonista dei prossimi due episodi tratti dalle opere di Andrea Camilleri

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Luca Zingaretti in Montalbano (Foto di Duccio Giordano per gentile concessione)

Luca Zingaretti torna a vestire i panni de Il commissario Montalbano in due nuovi episodi, Un covo di vipere (in onda lunedì 27 febbraio in prima serata su Rai Uno) e Come voleva la prassi (in onda lunedì 6 marzo sempre in prima serata su Rai Uno), tratti dalle opere di Andrea Camilleri. Sono 18 anni che l’attore romano è legato al personaggio di Montalbano, ben trenta film nel complesso e un successo di pubblico in costante ascesa.

Nel primo episodio si parla di una storia d’amore dietro cui si nasconde il delitto di un uomo, ma è una forma di amore particolare. Si parla di incesto. Nel secondo invece avviene un delitto efferato, violento, a perdere la vita è una prostituta durante un festino con gente importante.

«Sono due episodi, uno tratto da un romanzo e l’altro da due racconti, che hanno a che fare con famiglie problematiche – spiega Luca Zingaretti -. In generale sono temi più cupi rispetto al solito, ma rispecchiano secondo me il momento non facilissimo che stiamo passando in Italia e nel mondo in generale, tra crisi, guerra e terrorismo. Camilleri, essendo un giallista di razza, riesce a racconatare l’umore di un paese, di un popolo, di un momento storico e racconta il nostro stato d’animo, che è un po’ inquieto in questo momento».

Luca Zingaretti in Montalbano (Foto di Duccio Giordano per gentile concessione)
Luca Zingaretti in Montalbano (Foto di Duccio Giordano per gentile concessione)

Zingaretti e Montalbano ormai sono “amici” di vecchia data. Continuerà questa amicizia?

«Ho detto solo una volta nel 2008 che non lo volevo fare più, ma poi mi mancava troppo e non dirò mai più questa cosa. Lo farò finchè mi divertirò io e finchè il pubblico non si stancherà, perchè è ovvio non posso farlo da solo. Un attore vuole sempre cambiare personaggio, gli piace accettare sempre nuove sfide, io sono uno dei pochi attori che è legato a un personaggio da tanto tempo ma che fa anche tante altre cose, al cinema, in teatro o in televisione. È un previlegio, e ritengo interessante seguire un personaggio nella sua evoluzione, sono 18 anni che seguo Montalbano, ma è vero anche che ogni anno ha qualcosa in più da raccontare. L’autore è vivo e in ogni romanzo ci mette dei piccoli cambiamenti, nuove cose. È come stare vicino a un amico che si modifica, un po’ come succede nella vita, e non mi voglio perdere la fine di questa avventura».

Questa è una fiction trasversale, guardata dai ragazzi ma anche dagli adulti…

«A me rende fiero quella fascia numerosa di bambini che vede Montalbano – conclude l’attore -, credo sia dovuto alla scrittura di Andrea Camilleri. Il commissario è un personaggio semplice, lui è bianco o nero, per lui questo è giusto e questo è sbagliato. E proprio questa cosa accende la fantastia dei bambini, il suo linguaggio elementare, e allo stesso tempo il suo modo di ragionare che apparteneva un po’ ai nostri nonni attrae gli adulti. Ma non è solo per la semplicità, è anche per come vede la vita, per la chiarezza di intenti e di pensiero che esercita attrazione, visto che noi  viviamo nel dubbio. L’incremento di pubblico dello scorso anno è dovuto soprattutto a quella fetta di pubblico giovane, a quei ragazzi che per la prima volta hanno guardato Montalbano e che poi a lui restano legati».